A distanza di quattro anni dai fatti è venuto il momento di dire che il sindaco di Capri, Gianni De Martino, è un bugiardo, come ormai viene chiamato nei corridoi del Comune di Capri, il Pinocchio del Comune. Poco prima delle elezioni comunali del 2014, Nuova Capri pubblicò la notizia che quello che poi divenne il sindaco di Capri, era stato preso con le dita nella marmellata dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, diretta dal Luogotenente Pietro Varlese, in quanto, come tecnico privato, si era reso autore di un falso in concorso con Toto Naldi, imprenditore di rilievo del settore alberghiero ed ex presidente del Napoli Calcio. Quando il giornale pubblicò la notizia colui che divenne il sindaco di Capri convinse i cittadini che si trattasse di una bufala, diffuse subito un comunicato stampa con il quale fece la vittima ipotizzando un’operazione politico elettorale a suo danno affermando che la notizia era scorretta e vecchia di giorni e si trattava solo di una richiesta di chiarimenti su documenti e notizie su abusi estranei a lui.

Quando Gianni De Martino fece queste affermazioni aveva già firmato in caserma l’atto di nomina del legale di fiducia, quindi aveva preso conoscenza della sua posizione giudiziaria. Gianni De Martino non si dette per perso e dopo il comunicato stampa salì sul baldacchino elettorale per un comizio in piazza dove sventolando Nuova Capri disse che non era vero quel lo che il giornale aveva scritto, che lui era estraneo a quei fatti e che per lui si era trattato solo di una richiesta di chiarimenti, accusando Nuova Capri di aver messo in atto un’operazione politica per screditarlo. La cittadinanza che vedeva in Gianni De Martino una sorta di novità politica la sua candidatura gli credette e lui passò per vittima della stampa che lo attaccava. Ma Gianni De Martino prima ancora di essere sindaco di Capri già disse la sua prima menzogna pubblica, anche perchè il 7 maggio uscì il provvedimento dell’ufficio tecnico del Comune di Capri che rilevava la falsità negli atti compiuti per Toto Naldi dall’ingegnere Gianni De Martino. La Guardia di Finanza nel corso di un sopralluogo a Villa Naldi, avvalendosi dell’ufficio tecnico di edilizia privata, scoprì oltre 100 metri quadrati di abusi edilizi perpretati a Palazzo a Mare in contrasto con i titoli autorizzativi: manufatto di dimensioni mt. 6,50 x mt. 5,80 di h mt. 3,30 attintato con colore bianco con antistanti colonne stile caprese e sovrastante incannucciato (primo manufatto situato a sx della piscina percorrendo il viale nel senso della di scesa) provvisto di apertura di accesso e finestre; manufatto di dimensioni mt. 4,40 x mt 4,30 h 3,00 mt situato a dx per chi percorre il viale interno nel senso della discesa; manufatto di dimensioni mt. 6,30 x mt. 3,90 di altezza mt. 3,00, munito di finestre e porta di accesso; manufatto in legno delle dimensioni mt. 3,50 x mt. 4,00 situato sul fronte lato valle della proprietà in prossimità della via Palazzo a Mare; chiusura di uno spazio aperto attiguo alla rampa di scala che porta all’appezzamento a quota superiore a mezzo vetri e profilati in alluminio, chiusura che ha comportato creazione di volume. Ma non finisce qui. L’imprenditore napoletano Toto Naldi, quando capì che i finanzieri non avrebbero usato i guanti di velluto andò su tutte le furie e segnalò abusi nelle proprietà circostanti dei capresi per le quali l’ufficio tecnico e la Tenenza della Guardia di Finanza di Capri effettuarono verifiche. La Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, nel dare la caccia al tecnico e all’impresa per quei lavori abusivi saltò fuori che l’ingegnere Gianni De Martino aveva presentato una dia per modificare e riqualificare i prospetti della parte legittima della proprietà di Toto Naldi, compiendo un falso, occultando gli abusi. Un falso, perchè nel rappresentare lo stato dei luoghi si era “dimenticato” di mettere abusi e quindi senza falso non avrebbe potuto avere l’approvazione in commissione edilizia e dal Comune di Capri e poi della Soprintendenza della sua dia (dichiarazione inizio attività). Entrambi gli enti sono stati beffati dal tecnico che venne scoperto.

Falsa rappresentazione dei luoghi messa in atto dall’ingegnere Gianni De Martino quale progettista e direttore dei lavori. La falsa rappresentazione è definita un “artifizio compiuto dal progettista al fine di occultare gli abusi insistenti presso la proprietà per raggiungere l’obiettivo di essere autorizzato ad una riqualificazione che mai sarebbe potuta essere avallata dall’ente locale e dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici”. Quindi non era vero quello che sosteneva l’ingegnere Gianni De Martino, ovvero che era una notizia vecchia, anzi, e non si trattava solo di “una richiesta di chiarimenti su documenti e notizie su abusi estranei” a lui. Per la vicenda del falso a Villa Naldi Gianni De Martino siede sul banco degli imputati insieme all’imprenditore Toto Naldi, con l’accusa di aver commesso il reato punito dal codice penale, l’articolo 483, ovvero falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico a cui si agginge l’articolo 110, ovvero il concorso. IL processo è in corso ormai da mesi al Tribunale di Napoli, alla prima sezione Giudice Monocratico Valeria Bove, e risultano testimoni i tecnici comunali ingegnere Salvatore Rossi ed architetto Mario Cacciapuoti, che, hanno in corso cause contro proprio il primo cittadino perchè sono stati vessati da questi. Il motivo è facilmente comprensibile. A difendere l’ingegnere sindaco Gianni De Martino, per il cui procedimento penale il Comune di Capri non si è costituito parte civile, l’avvocato Emilio Ruotolo, che in una recente udienza avrebbe fatto comparire anche un altro tecnico come teste che dovrebbe scagionare quello che all’epoca dei fatti era un tecnico privato, per un ventennio capo dell’ufficio tecnico e che oggi è il sindaco di Capri. Questa è la prima bugia di Gianni De Martino decantata dal palchetto in piazza durante un comizio con tanto di sventolio del giornale Nuova Capri, ma le bugie non finiscono qui. Attenzione per quest’articolo Gianni De Martino non ha mai sporto querela per diffamazione a mezzo stampa perchè essendo vero quanto riportato dal giornale non poteva farlo. Qualche settimana fa grazie al sito d’inchiesta giornalistica stylo24.it, come si legge all’indirizzo internet: https://www.stylo24.it/inchieste/sindaco-capri-villa-abusivismo-edilizio, è stato pubblicato un articolo ricco di particolari, che fanno apparire il sindaco un affarista, uno che davanti ai soldi si pone anche contro la legge, che davanti ai propri interessi economici non ha guardato in faccia nessuno, neanche i cittadini di Capri che lo hanno votato a furor di popolo ritenendolo una persona al dì fuori e al dì sopra di ogni interesse ed a questo punto sbagliandosi. Un sito questo diretto dal giornalista Simone Di Meo che ha pubblicato l’articolo di Giancarlo Tommasone togliendo sonni tranquilli al primo cittadino di Capri, Gianni De Martino, che rischia di trovarsi sul banco degli imputati, ed a tutta l’amministrazione comunale, che ora ha preso coscienza che gli interessi ci sono anche del primo cittadino, sfatando qualsiasi dubbio, cosa a conoscenza della magistratura, oltre dei cittadini. L’articolo del giornalista Giancarlo Tommasone pubblicato di seguito integralmente, con la sua diffusione in rete ha messo in ginocchio il sindacoche non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, spiegare, giustificarsi, discolparsi. D’altronde si sarebbe arrampicato sugli specchi e non avrebbe potuto negare l’evidenza, ovvero che per Villa Faraglioni si è sporcato le mani. «I  componenti  la  giunta  comunale competenti  in  materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici  devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato», così recita al comma terzo, l’articolo 78 del decreto legislativo numero 267 del 18 agosto 2000. Ma secondo quanto risulta agli inquirenti, il sindaco di Capri, l’ingegner Giovanni Di Martino, non si è «astenuto». Facciamo un passo indietro. Torniamo a dicembre del 2017. Quando vengono apposti i sigilli – per presunte opere edilizie abusive – a Villa Settanni a Capri. Struttura che si trova in una delle località più suggestive dell’isola azzurra, panorama mozzafiato sui faraglioni. Nell’ambito dell’inchiesta che ne segue e dagli accertamenti effettuati, è stato scoperto che il collaudatore dei lavori per il deposito sismico (per Villa Settanni, appunto) risulta essere proprio Di Martino. Che indossa la fascia tricolore dal 24 maggio del 2014 con delega all’Edilizia privata e urbanistica. L’incarico di collaudatore gli è stato conferito dal committente, il 2 febbraio del 2016. Quindi durante il suo mandato di sindaco. La documentazione (che consta anche dei depositi al Genio Civile) relativa a Villa Settanni è stata reperita dal consulente nominato dalla Procura presso l’ufficio tecnico comunale di Capri e presso l’ingegner Giuseppe Aprea, vale a dire il direttore dei lavori del manufatto in questione. In base a quanto riscontrato, dunque, il sindaco Di Martino non avrebbe potuto accettare quell’incarico. Glielo vieta la legge e per tale «infrazione», rischia di essere coinvolto. Gli inquirenti hanno sottolineato alcune circostanze. Tra le altre quella che Giovanni Di Martino fino al dicembre del 2001 è stato il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune isolano con alle dipendenze l’architetto Massimo Stroscio, attuale responsabile del settore dell’edilizia privata del Comune di Capri ed indagato nel procedimento in questione. Il sindaco, inoltre, da gennaio 2002 fino a maggio 2014, ha esercitato la libera professione presso lo studio dell’ingegner Giuseppe Aprea, anche lui indagato nel procedimento in oggetto. Le indagini continuano, ci sono da accertare le modalità di pagamento dell’onorario percepito dall’ingegner Giovanni Di Martino, per le prestazioni di collaudatore.

Il coinvolgimento di Gianni De Martino nella vicenda di Villa Faraglioni non è solo il reato di cui si sarebbe macchiato, l’abuso d’ufficio, per il quale le indagini sono in corso, perchè il primo cittadino ed i componenti della giunta, come dice la legge, non possono avere incarichi sul territorio “devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”, bensì il fatto che il capo dell’ufficio tecnico, l’architetto Massimo Stroscio, sapeva che in quelle carte c’era la firma del sindaco, che quell’ingegnere indossa la fascia di primo cittadino, di sindaco di Capri, quindi è chiaro e palese il condizionamento dell’uno verso l’altro. Per legge la documentazione del genio civile, ovvero i cosiddetti calcoli del cemento armato, vanno depositati presso quest’ente e ne deve essere trasmessa copia al Comune dove si svolge il lavoro, quindi, il capo dell’ufficio tecnico non poteva non sapere che colui che lo ha nominato a capo dell’urbanistica al Comune di Capri era chi aveva interesse in quella pratica, che, tra l’altro doveva essere anche presso il cantiere e quindi a Villa Faraglioni. Non ultimo, Gianni De Martino, per poter svolgere il lavoro di ingegnere collaudatore, ha dovuto fare almeno un sopralluogo a Villa Faraglioni, quindi in quella vicenda ci ha messo le mani e per forza doveva conoscere la pratica. Gianni De Martino è stato una vera delusione, era riuscito a convincere un po’ tutti che il rapporto di lavoro con l’ingegnere Giuseppe Aprea, era troncato proprio dal suo essere sindaco di Capri, che le quotidiane visite allo studio di via Madre Serafina erano dettate solo dall’andare a trovare un amico e non c’era alcun interesse di lavoro, cosa questa che i fatti smentono, seconda menzogna del primo cittadino Gianni De Martino.

Dopo le elezioni comunali il sindaco Gianni De Martino, come per legge, lasciò rinunciando tutti gli incarichi professionali che aveva ricevuto dall’ex sindaco di Capri e spiattellò ai quattro venti che lasciava anche lo studio professionale di via Madre Serafina in società con l’ingegnere Giuseppe Aprea, proprio per non avere condizionamenti nel suo incarico professionale visto che quest’ultimo è anche beneficiario di diversi incarici del Comune dove il suo ex (?!?) socio ne è il sindaco. Dalle indagini starebbe anche emergendo che Gianni De Martino, anche per altri lavori a Capri, dove non poteva per legge, non disdegnando i compensi professionali ed a questo punto non accontendandosi dello stipendio di primo cittadino di 2mila euro al mese, avrebbe eseguito i collaudi al genio civile, quindi, al Comune di Capri, almeno il capo dell’ufficio tecnico doveva esserne a conoscenza per forza. L’architetto Massimo Stroscio in presenza di reati o presunti tali, come il fatto che i calcoli al genio civile di Villa Faraglioni erano firmati dal suo sindaco e suo “nominatore” a capo dell’ufficio tecnico, era tenuto ad informare l’autorità giudiziaria, cosa questa, non fatta. Eppure Stroscio non è uno che si fa passare la mosca per il naso, è uno pronto a denunciare tutto e tutti senza guardare in faccia nessuno ma al sindaco ha dovuto guardarlo in faccia. Sembra quasi che il cosiddetto sistema Capri che i magistrati infruttuosamente o volutamente ne sono stati messi fuori strada da complotti e complottisti, stia emergendo in queste ore facendo palesare che a Capri esiste una vera e propria associazione, una lobbies fatta di persone, politici, tecnici e professionisti, che ormai ha il fiato sul collo dalla magistratura e che se verrà debellata lo si dovrà al lavoro altamente professionale corredato dall’intuito investigativo e preparazione dei Carabinieri della Stazione di Capri. Il fatto che Gianni De Martino abbia difeso a spada tratta l’architetto Massimo Stroscio e quello che voleva far passare per suo ex socio, l’ingegnere Giuseppe Aprea, oggi trova una spiegazione ed ancor più i lavori di Villa Faraglioni. Il 22 gennaio su Il Mattino, a firma del giornalista Pietro Treccagnoli, a seguito del sequestro di Villa Faraglioni e delle denuncie a piede libero che raggiunsero oltre la proprietà, Tony Aiello quale amministratore del brand 100X100 Capri, l’ingegnere Giuseppe Aprea progettista e direttore dei lavori, l’impresa Porta esecutrice dei lavori, ed immancabilmente il tecnico comunale del Comune di Capri Massimo Stroscio, venne pubblicato quest’articolo: “Sigilli e denunce a Capri per manutenzioni che diventano ristrutturazioni. I carabinieri della locale stazione stanno passando a setaccio l’ isola e in un mese sono fioccati tre sequestri di cantieri tra i Faraglioni, via Cercola e Pizzolungo. Nell’ inchiesta è coinvolto anche un dirigente del Comune. I controlli dell’ Arma proseguono. Ma che cosa ne pensano in Municipio?

Ecco, sindaco Gianni De Martino, che cosa pensa di questi sequestri?

«In verità non ho ancora ricevuto nessun rapporto ufficiale. Ma posso assicurarle che l’Ufficio per l’edilizia privata procede da sempre con serrati controlli tecnici. Nello specifico non conosco i dettagli. So quello che è stato pubblicato dai giornali».

Non ha avuto contatti con i carabinieri? «No. Né so di notifiche al Comune. Per quanto ci riguarda, vengono effettuati controlli sui cantieri e ci sono state demolizioni, ma sempre per abusi minimi, piccole cose. Anzi, quando si riscontra un’ infrazione viene imposto il ripristino dello stato precedente. Ma questo non estingue il reato». Comunque, un metro quadrato a Capri non è piccola cosa? «Certo, equivale ai cento metri di un’ altra località». Un metro quadrato a Capri costa almeno diecimila euro…«… anche dodici, quindici. E questo fa sì che, nella valutazione complessiva, una finestra abusiva a Capri generi più clamore di un palazzo a Castelvolturno. Uno starnuto in Piazzetta equivale a un uragano». Capri è sufficientemente controllata? «L’ isola è girata in lungo e in largo dalla polizia municipale, dalle forze dell’ ordine, ma pure dai cittadini e dai turisti. Il miglior segnalatore spesso è il vicino di casa. È davvero difficile che qualche abuso sfugga, anche in angoli ritenuti appartatati». Come mai i carabinieri, nonostante i vostri controlli, riescono a scovare abusi anche molto evidenti come quello di villa Settanni? «Il Comune, attraverso la propria polizia, ha sempre messo in campo un’ attività repressiva verso questi fenomeni. In realtà stiamo parlando solo di tre casi, mentre ci sono decine e decine di casi regolari e casi in cui è intervenuto il Comune. Molti cittadini che hanno trasformato la manutenzione in ristrutturazione scelgono il male minore e si mettono in regola». Secondo l’ inchiesta, lo strumento per compiere gli abusi è la «Scia», ovvero la «Segnalazione certificata di inizio attività» che viene fatta per piccole opere di manutenzione. Queste manutenzioni si trasformavano in vere e proprie ristrutturazioni, con ampliamento di quadrature. Per villa Settanni, ci sarebbero state ben 14 «Scia» in pochi mesi, addirittura alcune a distanza di pochi giorni. Nessuno ha mai avuto il sospetto che poteva trattarsi di un trucco? «I dati precisi non li conosco, chiederò all’ ufficio. Ma mi risulta che le richieste di Scia sarebbero state una decina nell’ arco di due anni. A volte la richiesta avviene anche solo per un impianto di irrigazione, per un condizionatore».

Però l’ inchiesta sostiene che, dopo la richiesta di opere di manutenzione, si procede con le ristrutturazioni. «È un punto di vista. Bisogna capire che cosa s’ intende per ristrutturazione o risanamento conservativo o altro».

A via Cercola c’ è stato un aumento della cubatura della villetta.

«Mi hanno detto di uno scavo di pochi metri, all’ interno di un terrapieno».

Ma, lo chiarivamo prima, un metro quadrato a Capri vale oro.

«Sono opere che non si fanno per speculazione. Se il privato realizza un bagnetto lo fa per sé, non per vendere l’ immobile». Comunque la casa acquista valore.

«È chiaro». Nell’ ambito dell’ inchiesta c’ è anche la denuncia di un dirigente del Comune per abuso d’ ufficio. Che cosa ne pensa?

«Sono molto tranquillo sul lavoro dell’ ufficio coinvolto che ha sempre messo in atto un serrato lavoro di controllo. Davanti alla mia stanza spesso c’ è gente che viene a lamentarsi per i provvedimenti di demolizione. Non entro nel merito del caso e della persona. C’ è un’ inchiesta. Non sono certo io a dover condannare o assolvere. Quello che mi interesse è il lavoro complessivo dell’ ufficio. Può essere stata presa una cantonata. Ma chi troppo fa, corre rischi maggiori di sbagliare».

Proprio quest’ultimo passaggio nell’intervista fa presumere che Gianni De Martino doveva per forza difendere l’architetto Massimo Stroscio, addirittura accusando i Carabinieri e la magistratura, che ha avallato e sposato in pieno l’operato dei militari, di aver preso una cantonata, una parola pesantissima questa, una parola che è sinonimo di destabilizzazione dell’operato dei Carabinieri e della magistratura.Per Villa Faraglioni la proprietà, Tony Aiello, del brand 100% Capri, da mesi ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame finanto che il 16 luglio ha ritirato le carte attraverso i suoi legali perchè ha capito che il Tribunale avrebbe confermato quel sequestro anche perchè il Pubblico Ministero aveva presentato nuovi ed ulteriori atti, che inchiodavano i lavori di Villa Faraglioni. Insomma si potrebbe quasi certificare che il sindaco di Capri è un bugiardo. La sua abilità grazie ad una serie di complottisti e compassi è stata quella di creare un sistema di potere senza precedenti e basti pensare agli interessi che tengono insieme diversi esponenti della maggioranza per capire che quest’amministrazione ha preso in giro i cittadini e che al comune ci è andata per fare gli affari propri. Non per nulla vi sono falsi condoni di suoi componenti, reati fiscali, abusi che seppur denunciati non sono stati presi in considerazione dal capo dell’ufficio tecnico, l’architetto Massimo Stroscio, in quanto ritenuti segnalati da lettere anonime e quindi da non verificare dando pace al presidente del Consiglio Comunale Fabio De Gregorio, dalla neo assessora Manuela Massa, dove si vocifera dell’autorevole intervento dell’avvocato Emilio Ruotolo che sarebbe riuscito a sistemarne alcuni aspetti non irrilevanti, dal buon vice sindaco Roberto Bozzaotre, di cui si vocifera di un mancato sopralluogo fatto bene, bene bene, in una proprietà di famiglia a Marina Grande, di Paolo Falco, insomma un disastro. Quel che è certo che nessuna forza dell’ordine oltre a Villa Naldi e Villa Faraglioni è andata a mettere le mani negli abusi e falsi di altri componenti della maggioranza a tal punto che tra loro c’è chi vanta di godere protezioni. Per non parlare di imprese e tecnici che coinvolti in falsi condoni e quant’altro godono di immunità nei lavori pubblici ritrovandosi incarichi e lavori per i quali dovrebbe intervenire l’Autorità Anticorruzione che nessuno finora tra le forze inquirenti ha sollevato.