12. Vedi come ci ama! – La Buona Notizia della II Domenica del Tempo Ordinario – 20 Gennaio 2019 – a cura di don Carmine del Gaudio

Con questa domenica, dopo aver celebrato il ricordo gioiosso del Battesimo di Gesù al Giordano, ci immergiamo per un breve tratto di strada liturgica nel contesto del cammino del cristiano, anch’egli battezzato. Ed in forzael suo battesimo capace di andare oltre. sarà bene ricordare cosa il fiume Giordano rappresenti per il popolo eletto e che, forse, ci spiega perché Giovanni lo sceglie come luogo per battezzare le folle che accorrevano a Lui e del perché la Provvidenza del Padre lo sceglie come luogo per la piena rivelazione di chi è Gesù: Tu sei mio figlio, l’amato, in te ho posto il mi compiacimento. Per il popolo il Giordano segnò il passaggio definitivo dal deserto alla terra pronessa. Come per noi oggi, il Battesimo, con il suo inserimento nella vita nuova del Cristo Salvatore, ci chiede il passaggio continuo da una vita vissuta solo in modo terreno, ad una vita vissuta nella grazia di Dio, cioè una vita autenticamente cristiana ed evangelica.
Domanda di fondo: perché io uomo dovrei fare questo? Perché devo vivere questa “nuova” vita?
Semplice: perché Dio mi ama per primo ed il suo amore crea dentro di me una esigenza. Per il qual motivo io non posso più fare a meno di vivere di Lui. Egli cerca la comunione con me perché non vuole vivere senza di me per farmi comprendere che io non posso vivere, essere felice senza di Lui. È tutta una questione di “comunione”! per questo motivo di “comunione” tutto l’agire di Dio. Anche quando Israele era prigioniero e schiavo a Babilonia.
Dal libro del profeta Isaìa (62, 1-5)
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.
Questo testo profetico ci riempie di gioia: i termini usati da Isaia sono esattamente gli atteggiamenti di dolcezza e delicatezza che il Signore usa verso di noi. È la tenerezza di un amante verso la persona amata di cui non può fare a meno (cari lettori sposi badate bene che quando Dio vuole farci comprendere la qualità del suo amore e la sua profondità, lo paragona all’amore sponsale che unisce voi alle vostre spose e ai vostri sposi). Tenerezza, attenzione, amore prevntivo e preoccupato: ecco l’amore di Dio per noi. Questo clima di comunione ci permette di prendere coscienza da un lato della nostra individualità, che è ricchezza, e dall’altro del senso di umanità che ci deve pervadere e quindi del bisogno di camminare insieme agli altri: la nostra ricchezza al servizio della comunione, da Paolo chiamato “il bene comune”.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (12, 4-11)
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
I carismi, cioè i doni che arricchiscono la nostra persona e che sono doni di Dio, facevano litigare i Corinti ed erano motivo per prevaricare sugli altri. Paolo ci dice chiaramente che quella ricchezza che abbiamo è certamente nostra e fonda la nostra personalità: ma è incompleta se non porta agli altri. Deve diventare motivo di gioia e di crescita anche per la comunità intorno a noi.
I carismi ci permettono anche di rivolgere la nostra attenzione e la nostra lode alla grande magnanimità di Dio verso di noi.
Anche questo discorso porta inevitabilmente alla comunione: necessaria ed insostituibile.
Ed anche il Vangelo ci porta questo messaggio, tra gli altri.
Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
La scena di Cana si presta a rendere visibile la concretezza dell’amore di Dio per noi. Per rendere felici, cioè per avviare il loro cammino nuziale su un binario di serenità, questi sposi hanno bisogno di un intervento liberatore. È finito il vino! Maria, forte della forza dello Spirito, con una sola parola realizza l’ora di Gesù. «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»: l’invito rivolto ai semplici servi, e che li rende protagonisti stupefatti del primo miracolo di Gesù, provoca l’amore del Figlio di Dio: che dalla semplice acqua di una umanità insufficiente a sè stessa per entrare nella gioia, irrora la storia dell’uomo con il suo amore che gli porta appunto pace e gioia.
Queste nozze offrono la cifra dell’amore di Dio per l’uomo. L’amore che si immola, si dona completamente, dimentico di sè stesso, alla persona amata.
Questo è Dio per noi: Colui che ci ama a tal punto da voler rima nere con noi, dentro di noi. Diventare con noi una sola cosa. E quando viene Dio dentro di noi la ricchezza dell’amore ci riempie di gioia. Solo così gusteremo il nostro battesimo.