Ci immergiamo con questa domenica nel cammino ordinario della vita della Chiesa e della nostra vita cristiana.
Da questo momento la Parola più che immerterci nel mistero, porta il mistero vicono a noi e ci invita ad entrare nella vita di Dio. Questa, in fondo, la vera essenza della nostra vita cristiana: non formule, non sterile osservanza ma cammino di fede e di amore.
Anche noi ci mettiamo in cammino, e lo facciamo da queste colonne che sono un servizio di attenzione di amore vero tutti i cittadini di Capri. Ed oggi cominciamo a domandarci: quale l’atteggiamento da privilegiare per mettersi in cammino? Semplice: alzati – dice il Signore. Il critiano vero che si lascia mordere dalla Parola e dall’entusiamo del Signore Gesù, non può rimanere adagiato nella sua esistenza: si deve mettere in piedi, pronto per un viaggio, per un’avventura. Da correre con Gesù e con milioni di fratelli e sorelle che si mettono al servizio dell’amore.
Il cammino è atato caro al popolo di Israele nelle varie epoche della sua storia: è stato costretto a non rimanere mai fermo, per realizzare il desiderio di Dio. Israele raggiungerà una stabilità territoriale quando arriverà alla Terra Promessa, la terra dove scorre latte e miele. Ma questa stabilità territoriale non esclude che di fronte alla Parola di Dio l’uomo si deve sempre muovere. Chi guarda qualche servizio dal muro del pianto sulla spianata del Tempio in Gerusalemme o per le strade dell medesima città, facilmente vede uomini che leggono la Torah e fanno un movimento che indica muoversi, quasi un camminare da fermi. È l’esigenza della Parola di Dio: l’uomo si muove mentre Dio si è già mosso.
Legata al movimento dell’uomo è una missione come ci viene ricordato dalla prima lettura:
Dal primo libro dei Re (19, 16b.19-21)
In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di AbelMecolà, come profeta al tuo posto». Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te». Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.
Il Signore chiama i suoi figli e li invita a mettersi in cammino perché vuole affidare loro una missione. In questo testo, c’è un punto di partenza: Dio muove come un rimprovero per Elia di sentirsi solo di fronte alle difficoltà ed incolpa i seguaci dei falsi Baal come la regina Gezabele. Lo invia ad ungere Eliseo e a prendere coscienza che il Signore si è riservato alcune migliaia di persone che non hanno baciato i piedi ai Baal: cioè non si sono prostituiti da un pinto di vista della fede. Elia incontra Eliseo e gli getta il mantello sulle spalle: quasi a dire che da ora in poi è “proprietà” del Signore. Struggente la scena del saluto alla famiglia e dell’addio al passato da parte di Eliseo: Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.
Chi vuole seguire il Signore deve imparare presto la radicalità: pena la autenticità del discepolato. Questa radicalità si coniuga anche con questo taglio con il passato che non è un semplice rinnegamento ma una vera e prppria scelta di rottura con il passato per aprirsi all’azione dello Spirito, sotto la stella della Parola di Dio.
Elia ha fatto così: così ha fatto Eliseo: così fanno tutti quelli che vogliono seguire sul serio il Signore e fare con lui la propria storia. Appunto per questo il Salmo (15) che è a corredo di questa prima lettura suono così: Sei tu, Signore, l’unico mio bene. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.
Altro presupposto per seguire il Signore è dato dal fatto che l’uomo deve rimanere sempre una persona vera, libera, autentica: e per questo occorre il canto della libertà, come ci ricorda la seconda lettura. Un uomo non libero, e dentro di sé che fuori di sé, non è adatto al regno dei cieli e ad una vocazione specifica.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (5, 1.13-18)
Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.
La persona libera si fa sempre guidare dallo Spirito di Dio che parla ed agisce nel cuore e nella intelligenza delle persone. Più si fa spazio allo Spirito, più l’uomo libero si rende disponibile alla chiamata del Signore. Il distacco dalla terra, dalle cose della terra, cioè del mondo è garanzia di autentica libertà. Ma occorre andare fino in fondo: non come spesso facciamo noi cristiani che tralasciamo l’essenziale della sequela cristiana per preferire altro e altre cose.
Dal Vangelo secondo Luca (5, 21-43)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
In questo brano del Vangelo Gesù sembra dettarci alcune condizioni per la sequela:
«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell›uomo non ha dove posare il capo».
Il senso del provvisorio è una caratteristica della vocazione: perché ci si deve fidare unicamente e ciecamente di Dio
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va› e annuncia il regno di Dio».
Il distacco è suprattutto dalle cose più care: ivi compresi gli affetti familiari. Chi segue il Signore non si può distrarre da Lui per cose anche importanti come un padre e una madre.
«Nessuno che mette mano all›aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Anche nella vita cristiana bisogna imparare a coniugare il “per sempre”. Lo sguardo che si proietta in avanti e non si lascia distrarre da quanto è ai margini della strada, vede unicamente davanti il Volto del Signore. Mai si torna indiestro quando si è presi dalla consacrazione d’amore con cui siamo segnati nella vocazione battesimale e missionaria.