Dio, nella confidenza accordata agli uomini, ha concesso loro, tra le mani e nel cuore, una grandissima potenza. Parlo della potenza della preghiera: per la quale Dio diventa impotente e l’uomo si trasforma in potente. La liturgia di oggi ci aiuta a penetrare questo discorso. Intanto la preghiera attinge alla vita comune di tutti ipopoli che esprimono la loro fede in un Dio assoluto. E la preghiera scandisce la girnata e segna i ritmi di un atto di confidenza e di amore che permette all’uomo di entrare e rimanere nella Comunione con Dio. Ascoltiamo la prima lettura di oggi, moto significativa e anche molto delicata per come ci presenta Dio con il cuore aperto.
Dal libro della Gènesi (18, 20-32)
In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Non sembri per nulla un patteggiamento, nonostane ne abbia tutte le caratteristiche.
È il cuore misericordioso del Padre nostro che si apre totalmente e si lascia leggere dentro da una povera creatura che ha compreso bene come può scalfire la possibile durezza di Dio, il Signore del cielo e della terra: dice bene il Salmo 137 (anch’esso preghiera): Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile; il superbo invece lo riconosce da lontano. Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita; contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. La tua destra mi salva. Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. Bellissimo il riferimento all’umile che viene ascoltato da Dio!
Innestato con il discorso della preghiera c’è il discorso del perdono. Ed è proprio la seconda lettura che ci introduce a questo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi (2, 12-14)
Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Quanto affermato da Paolo è fortissimo: sembra un terremoto religioso e psicologico: il cristiano vive la vita di Cristo, sperimenta ogni giorno sempre più la potensa redentride del suo Signore Gesù che ci ha salvati non con l’osservanza fredda e pedissegua di norme e prescrizioni ma con il perdono di tutte le nostre colpe per cui, con il perdono, riacquistiamo la nostra dignità di uomini e donne. Non solo aspetto umano ma soprattutto aspetto soprannaturale: siamo realmente “figli” di Dio, salvati dal Cristo sulla Croce.
Una domanda: i giusti della prima lettura ci indicano Qualcuno speciale? Rispondiamo di sì e cioè questi giusti trovano in Gesù il loro compendio ed il loro compimento.
Il testo del Vangelo ci presenta (e questa è una caratteristica del Vangelo Lucano) Gesù in preghiera. Tanto che questi suoi atteggiamenti affascinano i supi discepoli che chiedono di essere addentrati anch’essi alla preghiera. Uno degli aspetti della persona di Gesù è sintatizzatato così: Gesù è preghiera, più che fare preghiera!!!!!, ed offre la sua vita in sacrificio gradito al Padre. La figura e la vita del Figlio, con il suo sacrificio ci permette come uomini e donne, di accedere alla miseriordia di Dio he ci perdona tutti i nostri errori
Dal Vangelo secondo Luca (11, 1-13)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Questo testo evangelico ci presenta molteplici insegnamenti.
Ci ricorda cosa effettivamente ha fatto per noi Gesù: ha donato la sua vita per riscattarci dal nostro peccato. Morendo sulla croce ci ha permesso di recuperare la nostra grande dignità di figli di Dio che diventno capaci di parlare direttamente al cuore del Padre: certamente sempre con la garanzia della Sua mediazione, per cui diciamo sempre in ogni preghiera: per Cristo nosotro Signore.
Quando Gesù voleva rafforzare la sua umanità, per affrontare le difficoltà soprattutto dell’atroce passione e morte, ha chiesto al Padre la vicinanza ed il sostegno: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? E poi continuava: Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti.
Questa preghiera apre alla fiducia totale di Gesù al Padre. E la stessa fiducia vuole inculcare anche a noi: la Preghiera del Padre nostro è emblematica di questa fiducia incondizionata e di queso abbandono nelle mani di Dio Padre: Gesù lo chiede anche a noi suoi disce perché possa crescere il nostro amore verso questo Dio che “vede nel segreto”.
Ed insieme ci indica gli atteggiamenti di disponibilità mutuati sulla disponibilità di Dio nei nostri riguardi. Essere aperti verso tutti, anche quando, forse soprattutto quando, questo ci costa. Qualche domenica fa il Smaritano pagò di persona per curare il ferito trovato sulla strada. Di feriti il mondo attuale ce ne presenta tantissimi da dover curare e dover incoraggiare con atti concreti di amore e di solidarietà.
La preghiera del Padre nostro suggella l’amore incndizionato di Dio verso di noi e chiaamente, anche del nostro amore verso di Lui.
Il Padre nostro è una preghiera – paradigma: cioè sullo stile di questa preghiera possiamo modellare tutte le nostre preghiere. Non saranno mai bagnate di egoismo ma solo spinte da un piuro amore indefettibile verso il Signore.