23. L’ultima parola è di Dio – La Buona Notizia
della DOMENICA DI PASQUA
14 aprile 2020 – a cura di don Carmine del Gaudio

È davvero irreale dover vivere la Pasqua come la stiamo vivendo oramai da quando è iniziata la Quaresima. Ad una sequela di silenzio e di riflessione che ci proponeva la Chiesa, quaranta giorni ricordiamolo, il coronavirus i è sostituito e quello che poteva e doveva essere solamente un invito, è diventato un obbligo cui non possiamo ancora sottrarci, per il nostro personale bene e per il bene di tutta la comunità. Questo periodo ci ha fatto riscoprire tanti valori necessari che noi avevamo messo ai margini perché non li riconoscevamo necessari per il nostro crescere da cittadini, da credenti, da responsabili messo nelle nostre mani e sottomesso alla nostra volontà. Ora siamo rinchiusi in casa e man mano che passano i giorni, con una insofferenza cresce anche l’opportunità che ci viene offerta per il recupero di quei valori che sono imprescindibili dalla nostra vita di relazione, dalla nostra vita sociale. Questo periodo allora sta esercitando su noi una formidabile lezione di pedagogia del vivere: che, mi permetta il lettore, diventa anche pedagogia non solo civile ma anche cristiana.
Nel nostro contesto di fede, veniamo da alcuni giorni formidabili che vogliamo brevemente rendere alla nostra memoria:
GIOVEDÌ SANTO con il valore dell’Amore puro e totalizzante che ha permesso al Maestro Gesù di chinarsi davanti ai piedi dei suoi discepoli e lavarli, baciandoli. Come ho fatto io, che chiamate Maestro, e dite bene perché lo sono, così fate anche voi, gli uni con gli altri: dalla lavanda dei piedi al dono di sé stesso nell’Eucaristia: Prendete e mangiare questo è il mio corpo offerto per voi; Prendete e bevetene tutti questo è il calice del mio sangue offerto per voi. E mentre pensiamo al nostro digiuno eucaristico che subiamo, ci accorgiamo quanto ci manca e anche come lo abbiamo bistrattato con una condotta superficiale se non addirittura indegna. Gesù nella sera dell’Amore ci affida questo comandamento che possiamo vivere solo con l’aiuto dello Spirito Santo la cui presenza avvertiamo nella struggente preghiera sacerdotale di Giovanni 17: che essi siano una cosa sola.
L’amore vero è esigente e chiede di amare fino alla follia, fino alla effusione del sangue: proprio come ha fatto Gesù e come lo vediamo nel
VENERDÌ SANTO in cui, immersi come siamo nel silenzio più profondo, possiamo guardare a Lui in croce: ci costa anche questo, in questa contingenza: non possiamo donare e imprimere un bacio su quel Crocifisso in cui il Dio fragile, che crea scandalo perché oggi è perdente, fallito, abbandonato, vuole rimanere inchiodato per amore al mio piccolo essere di uomo, bisognoso dell’aiuto che solo Dio può donare. Siamo entrati così nel
SABATO SANTO nel giorno dell’attesa: Insieme a Maria che non ha mai smesso di “stare” accanto al Figlio, abbiamo atteso che l’Amore vincesse: perché solo l’Amore vince la morte, u morte, anche quella del corpo.
Oggi Domenica di Pasqua, siamo a cantare il nostro Alleluia di gioia perché siamo andati al sepolcro, sicuri di trovare un corpo cui dare ancora attenzione e ci siamo trovati di fronte ad un sepolcro vuoto perché Dio l’ha svuotato. Ricordate, amici, la pagina del Padre Misericordioso: cosa mette in piedi il figlio giovane scapestrato: l’amore mette in piedi, fa letteralmente risorgere questo giovane dalla melma del peccato. Così la liturgia di questo giorno che vivremo per una settimana intera, ci aiuta a vivere il respiro della Risurrezione di Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

La testimonianza degli Apostoli rende chiaro lo spaccato di Gesù il Nazareno, del bene che ha fatto e che, proprio questo bene diventa poi il motivo della sua infame condanna a morte di croce, come il più vile assassino. E sono lieti di poter annunciare che i peccati sono stati da quella morte cancellati davanti al cospetto di Dio. Anche per noi la stessa cosa: il primo momento della Risurrezione nostra è dato dalla misericordia che ci viene usata e che ci ha resi da morti per il peccato, viventi per la grazia meritata dal Sangue effuso sulla Croce.
Con la Chiesa e on tutti i fratelli di fede vogliamo oggi proclamare che Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Il primo frutto della nostra Risurrezione ci porta ad alzare lo sguardo, che deve essere sempre educato a questo, verso il cielo: parlo di educazione all’essenziale secondo il testo paolino che segue:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési (3, 1-4)
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Sembra strano ma il mistero della Risurrezione di Gesù riesce a mettere paura:
Dal vangelo secondo Matteo (28,1-10)
Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
A questa paura, anche legittima, amici carissimi, è lo stesso Gesù che provoca serenità: il linguaggio dell’angelo è identico a quello usato da Gesù tantissime volte: non temete! Non abbiate paura! Ora l’angelo dice: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l›ho detto». Da questa rassicurazione che contiene l’annuncio di quello che Dio ha fatto, le donne, che partono per annunciare questo “vangelo gioioso”, incontrano Gesù che affida loro un ulteriore mandato: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Un augurio amici carissimi: incontriamo Cristo: non abbiamo paura: è risorto e vuole anche per noi la Risurrezione nell’amore. Se amiamo siamo nella vita: se non amiamo siamo nella morte. Buona Pasqua!