11. In cammino – La Buona Notizia
della 2 Domenica del Tempo Ordinario – 17 gennaio 2021 – a cura di Don Carmine del Gaudio

Ci siamo messi in cammino con la domenica del Battesimo di Gesù. Il cammino del cristiano descritto dal profeta Isaia parte dalla constatazione che noi siamo il soggetto dell’amore di Dio: un amore del tutto gratuito che ci investe e ci mette in piedi con la nostra dignità di figli. Figli che però sono chiamati, ed ecco la parte essenziale del cammino, a crescere nella triplice dimensione dettata dal Vangelo a proposito di Gesù a Nazareth dove, stando sottomesso a Maria e a Giuseppe, cresce in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini. Il cammino di ogni cristiano è modellato alla stessa maniera: crescere in sapienza, età e grazia!
Così, ogni settimana, mettendoci in ascolto della Parola, unico punto di riferimento soprannaturale nel nostro tempo, possiamo essere accompagnati dalla saggezza della Chiesa nostra Madre che, specialmente nella liturgia si prende cura di ciascuno di noi e ci sprona al cammino con Cristo.
Ed il cammino sarà davvero graduale, no siamo chiamati a fare dei salti in nessuna maniera stravagante. Piccole pillole, piccoli bocconi che ci permettono di gustare il cibo soprannaturale con cui il Signore ci nutre e che ci permette di crescere nella statura del cristiano. Questo perché non è possibile per nessun motivo che i cristiani siamo e rimaniamo i bambini di Dio, senza una crescita che ci faccia diventare adulti nella fede nelle opere della testimonianza.
E allora cominciamo!
Il primo approccio tra Dio e noi, come lo vivrà anche Gesù all’inizio del suo ministero, è creare l’amicizia della collaborazione mediante una vocazione con cui Dio entra nella vita di ciascuno e a ciascuno di noi assegna, chiedendo la sua libertà, un compito importante nella costruzione di un regno che si completerà non su questa terra, dove inizia, ma in cielo, nella comunione eterna.
Dal primo libro di Samuèle (3,3b-10.19)
In quei giorni, Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Questa Parola di Dio interviene nella storia quando questa stessa Parola era molto rara: eppure Dio parla al momento opportuno: così come avviene con Samuele: il quale già vive nell’ambito del Tempio, al servizio del sacerdote Eli. Bello poter sottolineare che Samuele dorme accanto all’Arca dell’Alleanza custodita nel Tempio stesso. Il duetto tra Eli e Samuele è molto bello e delicato: l’uomo di Dio guida all’ascolto di Dio e si ritrae, lasciano lo spazio unicamente alla Parola che da questo momento coinvolge Samuele, lo afferra, lo soggioga tanto che Egli si mette al suo servizio completamente.
La chiamata di Samuele, paradigma di ogni chiamata, di ogni cristiano, ha un momento essenziale che viene prima della “missione” vera e propria: quasi che la Parola che chiama prima di inviare a compiere una missione a svolgere un compito, si nutre di un’altra essenzialità: lo leggiamo in modo specifico nella seconda lettura della liturgia odierna:
Dalla Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (6,13c-15a.17-20).
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
La vera chiamata è a formare un’unica cosa con il Cristo: questa la vera essenza: diventare con Cristo un solo corpo, una sola realtà vivente. Dall’essere una sola cosa in Lui nasce ogni forma di missione, intesa come costruzione del regno di Dio in quella fetta di mondo in cui ognuno di noi vive ed opera.
Chiaro che questo suppone la piena disponibilità da parte nostra, il nostro “sì”, sull’esempio della Vergine Maria, sull’esempio degli Apostoli di tutti i tempi. Lo dice chiaramente il Salmo 39, notoriamente applicato a Gesù, ma che ci appartiene: Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo». «Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo». Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
I primi discepoli di Gesù vengono conquistati da un annuncio: quello di Giovanni il Battista che, posa il suo sguardo su Gesù che sta passando lungo il mare e lo indica come l’Agnello di Dio! Sembra che abbia dato il “la” ad una nuova storia, in cui Egli, come aveva più volte dichiarato, doveva scomparire per fare posto al Messia. Difatti, due suoi discepoli, Andrea e Giovanni, che scrive autobiograficamente questo testo del suo Vangelo, lo lasciano e seguono Gesù: di qui il bellissimo dialogo che ci mette a contatto con le prime tre dimensioni della vera vocazione cristiana e missionaria insieme: andarono…videro…rimasero. Sono i verbi di chi vuole fare sul serio: pensi il lettore che questo momento è stato così importante e decisivo specialmente per Giovanni che ricorda ed appunta anche l’ora: erano circa le quattro del pomeriggio. Tanto è importante il momento che segna il passaggio dall’annuncio, Ecco l’Agnello di Dio, al momento dell’incontro con Gesù. Andrea, il fratello di Simone, colui cui Gesù cambierà addirittura il nome in Pietro, Cefa, diventa subito anche missionario del Messia e lo annuncia appunto al fratello con queste parole: abbiamo trovato il Messia!
Non ci resta che metterci in cammino anche noi: con Cristo troviamo la nostra salvezza e la pienezza di una vita che non trova nessuna realtà eguale al mondo.

Orario Santa Messa – Capri

Chiesa di San Michele domenica ore 8.15

Ex Cattedrale di Santo Stefano Protomartire domenica ore 8.00 –
ore 11.00
ore 18.00

Adorazione giovedì ore 18,00

Casa di Riposo San Giuseppe sabato ore 9.00