A Te Signore innalzo l’anima mia – La Buona Notizia
della I Domenica di Avvento Anno C –
2 Dicembre 2018 – a cura di don Carmine del Gaudio

L’occasione dell’Inizio del nuovo Anno Liturgico, mi suggerisce di spendere una parola su questo argomento. Cosa è per noi cristiani l’Anno Liturgico? Non è una contrapposizione all’anno solare: noi non abbiamo stagioni, clima, caldo, freddo, neve, solle splendente: o meglio anche per noi queste categorie riescono a dirci un messaggio: purchè però facciamo riferimento al Mistero di Cristo Signore, che si snoda attraverso
una PREPARAZIONE che noi chiamiamo AVVENTO (attesa di una venuta!)
un’ACCOGLIENZA che per noi è il NATALE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO GESÙ, ossia L’INCARNAZIONE ( il Figlio di Dio diventa uomo come noi!)
il grande evento della PASQUA, mistero centrale della vita cristiana, che viene preparata a lungo con la QUARESIMA (40 giorni in cui si ripercorre tutto il cammino dei 40 anni del deserto PASSAGGIO verso la Terra Promessa (compimento delle Promesse di SALVEZZA annunciata a voce alta da Dio Padre)
il culmine della PENTECOSTE apre anche per il credente il TEMPO DELLO SPIRITO, quando saremo, domenica dopo domenica, presi per mano e condotti all’esperienza viva del VANGELO, che ci permette di crescere come cristiani e diventare ADULTI NELLA FEDE.
Sembra chiaro ora che possiamo inoltrarci in questo Tempo Forte dell’Avvento con la Prima Domenica. La pedagogia della Chiesa inizialmente si muove tra due venute del Figlio di Dio Gesù: quella che è stata la prima venuta (ricordata attraverso il rivivere il Natale) e quella seconda che avverrà alla fine del tempo e che ci inoltra nell’eternità. I concetti fondamentali sono l’ATTESA, la VIGILANZA, la PIENA FIDUCIA nella PROMESSA del Padre che si REALIZZERÀ. I testi biblici muovono in questa direzione.
La PIENA FIDUCIA ci viene richiamata dalla prima Lettura
Dal libro del profeta Geremia (33, 14-16)
Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Le promesse di bene fatte da Dio Padre si realizzeranno in pienezza in quel “germoglio” giusto che nascerà da Davide e che porterà un clima nuovo sulla terra, un clima più umano e quindi più divino. Il Salmo 24, che oggi si prega nella liturgia della Parola, ci mette in tensione verso questa promessa e ci invita a “meritarla”, il che non è un problema di merito ma di disponibilità a non lasciar passare inutilmente il Signore nella nostra vita, dal momento che viene per noi uomini e per la nostra salvezza (così recita il Credo della Chiesa!). Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti. Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza.
I tratti del cammino del credente che si svilupperà in tutto il percorso dell’Anno Liturgico, sono delineati sia nel Vangelo che nel brano della lettera ai Tessalonicesi di S. Paolo.
Il Vangelo così ci parla:
Dal Vangelo secondo Luca (21, 25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
In questo discorso Gesù intreccia i nostri sguardi proiettandoli verso il momento finale ed indicandoci come impiegare il tempo nella dimensione della essenzialità.
Il Figlio dell’Uomo verrà quando la scena di questo mondo, che è chiaramente destinato a finire, se volete a morire, passerà definitivamente e ci resta l’incontro con il nostro Salvatore: che se è riconosciuto ci apre alla beatitudine eterna, se è ignorato in questa vita, è lontano da noi che così costruiamo la nostra infelicità eterna. Il clima potrebbe sembrare di paura: non lo è per chi prende questo mondo non come idolatia da coltivare ma coe esperienza di amore e di autenticità da vivere. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita: questo il monito di Gesù che chiaramente, mentre chiede uno sguardo verso il futuro, invita ad dare attenzione ad un oggi e a come esso va visuto dal credente: il quale non si può e non deve comportare come fanno, purtroppo, gli uomini che hanno fatto del “ventre il loro dio”, cioè sono tutti riversati verso la terra e alle cose materiali, dimenticando in tutto la dimensione spirituale della propria vita. Ecco allora il verbo che oggi risuona per la prima volta e che ci accompagnerà per tutto il perdiodo dell’Avvento: VEGLIATE.
Il verbo VEGLIARE dice attenzione, capacità di stare in piedi. Prendiamo spunto da una mamma che veglia sul proprio bambino per avvertire il suo bisogno e dare le sue risposte. In ognuno di noi, e non per vana e vuota ripetizione, cìè un bambino credente che ha bisogno inizialmente di un latte e man mano di un cibo più sostanzioso e nutriente che metta l’uomo di ogni tempo nelle condizioni di affrontare ogni giorno la lotta della scelta tra il Bene, da scegliere e fare, ed il male, da evitare come la peste. Questo VEGLIARE e questa attenzione ci fanno stare in piedi durante l’anno di fede che viviamo nella liturgia. Da questo VEGLIARE nasce l’attenzione ed il desiderio di vivere l’esperienza dei piccoli passi: così è fatto il cammino del credente! I piccoli passi possono misurare la serietà di una fedeltà che ci porta in alto, ci porta lontano.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (3, 12 – 4, 2)
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Paolo, chi ben comincia è alla metà dell’opera – dice un proverbio molto saggio – in questo testo ci fa comprendere da subito dove vuole farci arrivare, Lui, toccato dalla grazia sulla via di Damasco in modo davvero mirabile, mai pago delle mezze misure, ci dice chiaramente il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Se volete questa la cifra del vero cristiano: la pienezza. Mi verrebbe da dire: guai al cristiano che si contenta del poco (appena un tocco nella pila dell’acqua santa!!!!!!!!!). Perde il gusto del Vangelo. Per noi non è ammessa la vigliaccheria spirituale del sapersi contentare: è una questione di amore! Se io amo, se una persona ama, non può contentarsi del poco o dell’appena abbozzato.
Capisco quando qualcuno, in queste condizioni, dice che il Vangelo e Gesù non gli dicono niente.
Se non si creano delle sintonie elevate dentro di noi non possiamo puntare in alto e gustare le realtà del cielo che Gesù è venuto a farci pregustare in anticipo. Come se io volessi ascoltare un brano musicale di alta esecuzione e mi lascio prendere da ltra occupazione: non gusto le finezze, non colgo i colori i profumi di un brano musicale: cosa che non richiede competenza, anche quella, ma richiede solo attenzione e capacità di sintonizzarsi su quella lunghezza d’onda dell’arte sublime come può essere una sinfonia di Beetoven, un corale di Bach, una polifonia di Palestrina, un coro di Verdi. Dice la S. Scrittura: non vogliate mettere le perle davanti ai porci. La perla è il Vangelo, la vita e l’opera di Gesù. Solo un cuore capace di amore alto è aperto a “comprendere” Gesù e la bellezza e profondità del suo Vangelo. Tutto ci aiuterà, direbbe S: Paolo, a progredire ancora di più.
È questo l’augurio che voglio fare ai lettori, in questo speciale capodanno spirituale.

2. Pensata per Gesù Cristo – La Buona Notizia
della Solennità dell’Immacolata Concezione
8 Dicembre 2018 – a cura di don Carmine del Gaudio

Nel grande disegno d’amore che Dio ha pensato e realizzato per l’umanità, il centro dei pensieri e delle azioni di Dio Padre è sempre il Figlio Gesù Cristo, l’unico vero Salvatore che può redimere l’umanità. E come tutte le cose sapienti di Dio anche il Figlio è preparato dall’eternità con quei piccoli passi per cui l’amore di Dio previene gli errori degli uomini non impedendoli ma risanandoli con il suo infinito amore. È così che possiamo e dobbiamo leggere la Parola che oggi accompagna e sostiene la preghiera in questo giorno meraviglioso. Giorno in cui sembrerebbe agli occhi dei profani o dei falsi bigotti essere al centro la più bella e grande tra le donne della storia: la Vergine Maria. Non è così! Al centro è Lui e anche la stessaVergine e Madre Maria “ruota” intorno a Lui perché da Lui dipende, a Li è legata, a Lui porta anche noi, facendo convergere non solo lo sguardo ma anche il cuore.
Sembra strano ma è così: la vera devozione a Maria è devozione “cristologica”.
In questa linea voglio proporre una riflessione che, a conclusione, ci fa lodare Dio per il suo immenso amore con cui ama noi uomini.
Tutto parte dal mmento della creazione quando l’uomo vive un equilibrio stupendo, fatto di comunione con Dio che, sul far della sera, scendeva nel giardino messo a disposizione di queste due meravigliose creature che erano Adamo ed Eva e conversava con loro in un dialogo fatto di bellezza, di sguardi, di parole piene di amore. Fino a quando arrivò quel maledetto che io chiamo sempre “l’inquilino di sotto”: e minò alla base questa intimità tra Dio e l’uomo, mettendo in discussione la Parola di Dio: la deformò. E l’uomo cadde nella trappola ma non riuscì ad uscire dal cuore di Dio. Come ci viene ricordato dalla prima lettura di questa liturgia di oggi, 8 dicembre:
Dal libro della Gènesi (3,9-15.20)
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Il lettore può scorgere quanto Dio ami l’uomo e vuole la sua beatitudine. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno. È una vera e propria dichiarazione di guerra al demonio ma una vera aèertura di amore per l’uomo: il quale subirà la conseguenza della sua scelta con la perdita del paradiso dell’Eden, ma può guardare con tutta l’umanità al futuro con sospiri di attesa e di salvezza.
Porrò inimicizia tra te e la donna…fra la tua stirpe e la sua stirpe: questo l’annuncio duplice di Dio-Amore: la nascita di una Figlio e la presenza di una nuova Eva, la Donna che metterà al mondo non un uomo qualsiasi ma il Figlio di Dio.
Leggendo questo testo sempre lungo il corso dei secoli s è radicata nel popolo l’attenzione spirituale verso la Vergine del Vangelo, la Vergine Maria, riconosciuta e venerata dal popolo (che bello il sensus fidei del popolo genuino cresciuto alla scuola della Parola di Dio!) come l’Immacolata, che non ha conosciuto il peccato.
Come è possibile?
Qui entra la riflessione cristologica. Maria è vergine dal suo concepimento nel grembo della sua mamma perché Dio, con un singolare privilegio che è sempre un fatto di amore, l’ha “preservata” dal peccato perché l’ha in un certo qual modo “redenta” in previsione della redenzione operata da Cristo, suo Figlio con la morte di Croce. Maria, in parole semplici è una “salvata”: proprio come noi. Solo che noi siamo salvati dopo la Redenzione operata da Cristo: Lei in previsione, prima della croce del Figlio Gesù.
Di fronte a questa scelta di Dio più che domandarci “perché”, “come”, vale la pena solo dire “grazie”.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (1,3-6.11-12)
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria,noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In Lui è il messaggio che passa oggi nel cuore del credente. Che è chiamato a cantare al Signore un canto nuovo con il Salmo 97: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!
Un discorso più “mariano” lo presenta il brano del Vangelo. Chissà quante volte l’abbiamo ascoltato! Chissà quante riflessioni dei nostri bravi sacerdoti, di cui facciamo tesoro nel nostro cuore e a cui abbiamo atinto il nostro amore verso la Vergine Santa.
Qualche chiave di lettura la vorrei offrire.
Dal vangelo secondo Luca (1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Qui abbiamo l’annuncio a Maria: ma è anche l’annuncio, alla storia, dell’amore potente di Dio che ha fatto di una semplice e umile creatura lo strumento meraviglioso, che, nel suo grembo verginale, ha accolto, custodito e generato l’Autore stesso della vita, Gesù. Ogni paura è fugata, il demonio ora è definitivamente debellato, non ha più potere sull’uomo: continuerà a tentarlo, continuerà la sua nefasta e deleteria opera di mettere in minoranza, in discussione la Parola di Dio: è arrivato però, è presente nella storia, Colui che gli schiaccerà la testa rendendolo vinto in eterno. Maria, rivestita di autentica umiltà non riesce a pensare che la Vergine di cui parla il profeta possa essere proprio Lei. L’angelo la rassicura che tutto è opera di Dio. E Maria che a Dio si è sempre arresa, non ha esitazione e dice al Signore il suo “eccomi”.
Da quel suo “sì” dipenderà il futuro della storia: tutti i poveri della storia pendono dalle sue labbra e con gioia apprendono che finalmente il Salvatore arriverà soprattutto per chi nella storia degli uomini, non ha voce, non ha dignità, non ha credibilità.