9. Il sole che illumina il cammino – La Buona Notizia
della Solennità dell’Epifania – 6 gennaio 20217 – a cura di Don Carmine del Gaudio

La Solennità odierna ci presenta il momento culminante del cammino natalizio. Iniziato con la solenne attesa della nascita di Gesù, chiamati dagli Angeli, come i pastori, siamo andati a Betlemme dove Lo abbiamo trovato avvolto in fasce, deposto nella mangiatoia, perché non c’era poso per loro nell’albergo – come dice il Vangelo di Luca -. Ci siamo beati della sua visione: un Bambino … Dio … Incarnato per noi … lo stupore ci ha presi. Che contemplazione guardare negli occhi il Figlio di Dio in cui è riflesso il cielo da Lui creato: che grande cuore vediamo emergere nello sguardo amorevole di Giuseppe che ancora più estasiato di noi contempla quel Figlio cui deve dare protezione e cui deve assicurare sicurezza anche quando di lì a poco lo deve rifugiare in Egitto a causa del feroce Erode; che meraviglia incrociare Maria con il suo volto sublime che spazia continuamente tra il cielo che l’ha prediletta e la terra che l’ha implorata, tra il seno della Santissima Trinità dove ha raccolto il Figlio di Dio e il grembo della terra dove ha rivestito delle sue carni immacolate questo tenero Figlio della Grande Tenerezza di Dio Padre.
A questo stupore oggi viene convocato il mondo intero ed il Vangelo ci presenta l’episodio che dà vita a questa celebrazione:

Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

In questi Magi venuti da lontano è in cammino la storia: la storia dei poveri di Javeh che lungo il corso dei secoli hanno sognato ed atteso che venisse il Salvatore. Non il salvatore della politica della storia ma il Salvatore della Creatura pensata, creata da Dio eppure sedotta dal maligno e gettata nella più cupa disperazione. Tutta la vicenda degli uomini grida in attesa che venga solo dall’alto la redenzione. Non ci fa meraviglia se il maligno, questa volta sotto le mentite spoglie di Erode, voglia tentare di sottrarre a Dio la sua creatura: addirittura tenterà di sottrargli il suo Figlio, come aveva sottratti i figli. Non ci riuscirà! È questo l’annuncio che deve risuonare oggi nel mondo intero. Il maligno non ha vinto e non vincerà. Davanti a Gesù il Figlio di Dio i Magi deporranno i loro doni: oro, incenso e mirra: possono essere oggi simboleggiati in questi doni che significano anche spoliazione: l’oro incarna le arroganze alimentate da fatue ricchezze che passano presto e dopo aver seminato il mondo ed i cuori di tante illusioni che si trasformano sempre in delusioni; l’incenso del potere e delle adulazioni, della corruzione e del compromesso che spesso circondano gli uomini della stanza dei bottoni offrendo loro l’illusione che possono governare il mondo e spesso non riescono nemmeno a governare se stessi e le loro ambizioni; la mirra che vorrebbe imbalsamare gli uomini nella morte del corpo ma soprattutto dell’anima, la morte della propria libertà, la morte della propria realizzazione nella dimensione anche spirituale ed intellettuale, quando uomini vogliono costringere altri uomini, donne e anche bambini a non pensare, a non progredire, a non vivere e cadere nel fetore di una morte morale.
Cristo è vita e ha portato la piena realizzazione dell’umanità, ha voluto dare se stesso nell’abbassamento che non è per niente una perdita ma una conquista di amore.
La Festa dell’Epifania potrebbe essere la Festa del riscatto, la festa dei poveri che vengono liberati dalla povertà e vengono introdotti nel regno della conoscenza divina.
Il mondo di oggi è chiamato a vivere questa festa: lo dice anche il Profeta

Dal libro del profeta Isaìa (60,1-6)
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

povero, l’uomo, viene rimesso in piedi, viene rimesso in cammino.
Sul povero, sull’uomo, brilla la luce del volto di Dio.
Sul povero, sull’uomo si riflette la gloria di Dio.
Il povero, l’uomo, alza gli occhi e vede intorno a sé gli altri: non è più solo e gli altri non sono nemici, sono fratelli.
Il povero, l’uomo, vede la strada riaperta e va da Lui, il suo Creatore. Allora si dilata il suo cuore, il suo sguardo è raggiante perché finalmente è ricco: la ricchezza dell’amore del Padre incarnato in quel Figlio, è per lui, per la sua famiglia, per la famiglia umana, nessuno escluso.
Ogni povero è coccolato da Dio come privilegiato, proprio mentre si sente rifiutato, discriminato, scacciato: Dio è Padre e non lo rifiuta.
Lo dice Gesù, il Bambino Gesù.

A questo mondo così richiamato è inviato ogni cristiano.
Natale, attraverso l’Epifania ci chiede di andare.
Dopo l’incontro con il Figlio di Dio, Gesù il Salvatore la nostra vita non può più essere la stessa.
Come per i Magi anche per noi: per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Come cristiani l’Epifania ci fa vivere la rivelazione del Cristo come Figlio di Dio e ci investe di questa missione: andare a portare al mondo il lieto annuncio della presenza di Dio nel mondo e nella storia umana.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (3,2-3a.5-6)
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

L’apostolo Paolo in questo testo ci aiuta a prendere coscienza di quanto ci sorpassa: la vocazione cristiana è chiamata ad un ministero che Dio ci affida il mistero del suo amore che ci è fatto conoscere “per rivelazione” – dice Paolo -. Ognuno di noi è destinatario di questa rivelazione: e continuamente! Questo mistero, una volta che ci ha penetrati, diventa come un fuoco: un fuoco che divampa e ci fa crescere nella conoscenza e nell’esperienza di Dio; un fuoco che non può essere trattenuto per noi stessi e ci spinge alla missione di portare ai nostri fratelli. Pensi il caro lettore che gioia poter gridare al mondo intero che Gesù è venuto per tutti non per pochi privilegiati, non per i buoni ma per i peccatori, non per i ricchi ma per i poveri, non per i primi della classe ma per gli ultimi, gli abbandonati, i diseredati, i mortificati. Il Figlio di Dio è venuto a dare all’uomo la sua libertà e a spingerlo sulla strada della serenità e della pace. Che bella consolazione sapere questo di Dio: lo stesso Dio che qualche volta pensiamo lontano dalla storia, lontano da noi, dai nostri guai. Ma questo Dio è Dio vicino: anzi l’Emmanuele, Il Dio con noi.