IL 12 APRILE UDIENZA DEL PROCESSO VILLA FARAGLIONI

E’ prevedibile entro fine 2022 la sentenza di Villa Faraglioni. Veniamo ai fatti. Tony (Antonio) Aiello, titolare del brand 100% Capri, aveva acquistato la proprietà di Villa Faraglioni nel 2015, una proprietà di altissimo valore e che sorge ai piedi dei colossi di roccia calcarea che da sempre rappresentano un simbolo dell’isola. Una villa storica, che risale agli inizi del secolo scorso, che fu la dimora di Ettore Settanni, intellettuale, scrittore e giornalista e primo corrispondente da Capri de Il Mattino ed autore di numerosi libri sulla storia di Capri, che è il numero civico 1 di via Faraglioni, sul cui ingresso campeggia la frase di Leonardo da Vinci scelta da Ettore Settanni «Salvatico è colui che si salva». Oltre l’investimento nell’acquisto della villa per Tony Aiello si configurava un prestigio personale non indifferente. Dopo quell’acquisto Tony Aiello fece la stessa cosa con la villa sovrastante Villa Faraglioni, investendo qualche altro milione di euro, con il progetto di congiungere monte e valle attraverso un montacarichi per portare su e giù gli ospiti. L’obiettivo come lo stesso Tony Aiello non nascose era che Villa Faraglioni doveva divenire una sorta di atelier ed approfittando dello scenario unico ed impagabile di quella zona, sfruttare l’immobile anche per sfilate ed eventi, facendo giungere gli ospiti via mare usufruendo dell’approdo dell’antico porto romano. Inoltre Tony Aiello avendo a disposizione ingenti capitali da investire mirava, anche allo stabilimento Da Luigi nel momento in cui lo Stato avrebbe messo in vendita le concessioni demaniali, creando così tra la villa e lo stabilimento una struttura super esclusiva collegata a monte da una sorta di piccola funicolare. Da subito Tony Aiello dette il via a lavori che il 21 dicembre del 2017 finirono sotto la lente di ingrandimento della Stazione Carabinieri di Capri, nel corso delle indagini antiabusivismo che avevano interessato diversi cantieri che avevano i lavori in corso sul territorio di Capri. I Carabinieri, anche davanti alle tante denunce ed esposti che erano giunti alla Stazione analizzarono con particolare attenzione ogni documento dei lavori che interessavano Villa Faraglioni e che avevano come tecnici l’ingegnere Giuseppe Aprea ed il figlio che erano persone legate particolarmente al sindaco dell’epoca Gianni De Martino che poi si scoprirà avere rapporti personali e professionali a tal punto da firmare la perizia del collaudo dei lavori, cosa questa che in base al suo ruolo non doveva e non poteva fare. La villa, mentre erano in corso lavori, nel 2016 a seguito di un’ispezione dei Carabinieri e alla presenza di un funzionario della Soprintendenza ai Beni Ambientali vide la sospensione cautelare dei lavori che restarono fermi per circa un mese, dopo cui ripresero, quando il Comune ritenne legittime le autorizzazioni rilasciate, il Comune inteso nella figura dell’architetto Massimo Stroscio. I Carabinieri della Stazione di Capri a seguito di delega della Magistratura nel portare avanti le indagini ebbero l’affiancamento di un perito, l’ingegnere Fabio Cafiero. Un tecnico questo che dal 2008 è consulente di Pubblici Ministeri nel settore dei reati urbanistici ed edilizi collaborando con la Procura della Repubblica di Napoli, Napoli Nord, Torre Annunziata, Nola, Santa Maria Capua Vetere, Salerno, Benevento e Catanzaro, insomma un ingegnere con grande preparazione nella materia e che passando al setaccio quanto contenuto nei voluminosi fascicoli che riguardavano Villa Faraglioni ritenne mettere nero su bianco quello che secondo lui in quei lavori non andava ed il perché non potevano essere autorizzati come invece aveva fatto il tecnico del Comune di Capri, all’epoca dei fatti responsabile dell’urbanistica e dell’edilizia privata architetto Massimo Stroscio. I Carabinieri della Stazione di Capri che operavano a tutt’uno con la Compagnia Carabinieri di Sorrento, a dicembre 2017 apposero i sigilli a Villa Faraglioni indagando Tony (Antonio) Aiello, titolare del brand 100% Capri in qualità di proprietario, l’architetto Massimo Stroscio, in qualità all’epoca dei fatti di responsabile dell’urbanistica e dell’edilizia privata del Comune di Capri, l’ingegnere Giuseppe Aprea, quale direttore dei lavori, il figlio, quale progettista. I Carabinieri di Capri, quando apposero i sigilli ebbero la conferma del sequestro che suffragava il loro lavoro all’insegna della professionalità e della correttezza. I Carabinieri della Stazione di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Bernardo, ed il tecnico scelto quale perito della Procura della Repubblica di Napoli, scoprirono che i lavori in corso non corrispondevano alle autorizzazioni concesse. Invece di interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, era in corso una vera e propria ristrutturazione del manufatto, stravolgendo totalmente l’impianto originario della caratteristica villa attraverso l’abbattimento di pareti interne e la creazione di nuovi locali che comportavano un aumento volumetrico della struttura preesistente. Modifiche riscontrate anche all’aspetto esterno.

Tutto ciò in una zona soggetta a rigorosi vincoli ambientali e di tutela, oltre al fatto che essendo la villa antecedente al 1942 è interessata a precisi vincoli di piano regolatore. La zona è soggetta a vincoli di tutela ambientale e di alto valore storico ed archeologico, poiché il porto di Tragara è stato costruito all’epoca della presenza a Capri degli imperatori Augusto e Tiberio ed ancora nella zona vi sono testimonianze di costruzioni di epoca romana. Davanti al sequestro Tony Aiello fece ricorso al Tribunale del Riesame, un meccanismo che consente agli indagati di avere tutta la documentazione depositata dai Carabinieri in fase di indagini. In questa fase l’architetto Massimo Stroscio per altri fatti ma sempre legati al suo ruolo nell’edilizia al Comune di Capri era agli arresti domiciliari.

Un’udienza al Tribunale del Riesame che venne rinviata nel momento in cui il Pubblico Ministero inquirente mise sul tavolo anche altri atti d’indagine che spinsero poi Tony Aiello, di non presentarsi a quell’udienza probabilmente perché consigliato dai suoi legali che si aspettavano a quel punto che l’istanza sarebbe stata rigettata dal Tribunale. I quattro indagati dopo qualche mese hanno visto cambiata la loro posizione e sono divenuti imputati e presso il Tribunale di Napoli si sono tenute diverse udienze, dove sono stati ascoltati i testi dell’accusa e che hanno condotto le indagini ed altre figure, deposizioni queste che, sembrerebbero tutte tendenti a dimostrare la colpevolezza degli imputati che potrà dare solo una sentenza.

Il Comune di Capri nel processo è parte civile rappresentata dall’avv. Luciano Fotios Meletopoulos. Intanto martedì scorso si è tenuta un’altra udienza del processo Villa Faraglioni dove è stato chiamato a deporre l’ingegnere Fabio Cafiero quale perito della Procura della Repubblica che ha confermato la sua voluminosa ed articolata relazione senza però che gli avvocati degli imputati gli porgessero alcuna domanda in quanto strategicamente era importante non porre in discussione i rilievi negativi sulla gestione di quella pratica edilizia.

Prossima udienza il 12 aprile 2022 quando verranno sentiti quali testi i militari di Circomare Capri, che all’epoca delle indagini fornirono elementi, Vitiello e Canfora. Dopo la deposizione di questi testi verranno ascoltati quella della difesa per poi avviarsi alle conclusioni con la relazione accusatoria del Pubblico Ministero e della Parte Civile del Comune di Capri a cui seguiranno le arringhe degli avvocati degli imputati. L’avvocato Claudio Botti difende gli ingegneri Giuseppe e Marco Aprea, l’avvocato Mario Del Savio l’architetto Massimo Stroscio, l’avvocato Luigi Maria d’Angiolella Tony Aiello. La parte civile rappresentata dal Comune di Capri con l’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos, Pubblico Ministero De Simone e il Collegio Giudicante presieduto da Eliana Franco, 1 Sezione Penale. I reati per i quali gli imputati sono sottoposti a processo riguardano abusi d’ufficio, in materia di edilizia e falsità.

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