A novembre dello scorso anno Christian D’Urso scrisse al Presidente della Repubblica affinchè lo aiutasse a poter vedere oltre le scale dal belvedere della Migliera la punta del Faro e il suo panorama. Il sindaco di Anacapri per questa cosa andò su tutte le furie. Oggi, dopo oltre un anno di battaglia, sul sito del Comune di Anacapri è apparso l’atto che autorizza l’abbattimento delle barriere architettoniche ed è quindi prevedibile che in un paio di mesi Christian D’Urso con la sua carrozzella non dorà fermarsi più davanti agli scalini ma potrà sporgersi dalla ringhiera per goderne del panorama.

Egregio Presidente della Repubblica,
mi chiamo Christian Durso, ho 26 anni e vivo sull’isola di Capri, precisamente ad Anacapri. Ho una patologia degenerativa muscolare, che mi limita in tutte le più elementari funzioni quotidiane, sempre di più, man mano che i mie anni ed i miei giorni trascorrono. Ho deciso di scriverle questa lettera aperta poiché non so più a chi dover rivolgermi.
Le parlerò del caso del belvedere della Migliera ad Anacapri, l’ormai “famoso” belvedere negato ai disabili. Il 20.09.2016, ho protocollato, all’attenzione del Signor Sindaco di Anacapri, la richiesta nella quale chiedevo di renderlo accessibile. Non ho mai ricevuto una risposta diretta alla mia persona, una semplice spiegazione, nonostante le abbia provate tutte in circa 15 mesi. Chissà, una vita forse troppo breve, quanto e soprattutto a chi deve aspettare.
Ho fatto denunce di ogni genere, dopo più di un mese ai carabinieri, dopo altro tempo, non volendo arrendermi, anche ai giornali, alla Radio e persino in TV. È passato però un anno oramai, e neppure l’appello del conduttore del programma di Uno Mattina in famiglia, Tiberio Timperi, che chiedeva di eliminare le barriere per Natale dello scorso anno, anche solo inserendo una semplice pedana, è riuscito a convincere l’amministrazione ad eliminare quei quattro scalini.
Le sembra normale Presidente, che un cittadino, anche avendo dei problemi di salute, debba arrivare a tanto? È corretto secondo lei che io debba, subire l’indifferenza, cercare di non arrendermi, e sopportare lo stress di tutto questo? Ma ciò non basta, perché sì, effettivamente una cosa l’ha fatta, l’amministrazione di Anacapri, si è mossa soltanto quando, un anonimo cittadino, dopo mesi dagli articoli di giornale e tv, notando l’indifferenza dell’amministrazione di Anacapri, verso fine aprile, e cioè circa 8 mesi dopo la mia richiesta (che ripeto non hai mai avuto una risposta), decise di farmi un regalo. A dire il vero, questo regalo non era stato fatto soltanto a me, ma a tutta la collettività, perché finalmente aveva reso quel luogo accessibile. E io finalmente ci ero potuto scendere, come se la mia disabilità non fosse più un limite, per una volta soltanto però, perché il comune di Anacapri, ha ben pensato di strapparmelo via in soli 24 ore, ripristinando immediatamente la barriera architettonica, demolendo tutto, ma ricostruendo la mia disabilità, buttandomela in faccia di nuovo. Demolendo il mio animo, e probabilmente anche quello di quel cittadino, quell’eroe, che aveva messo in opera un atto di civiltà. I giornali scrissero : “Il paradosso del belvedere negato ai disabili, il cittadino abbatte le barriera il comune le ripristina”.
Che reato sarebbe stato commesso, per essere demolito? E il reato morale e umano, che sto subendo io? Questa tempestività a creare un limite, non sarebbe dovuta esserci per toglierlo?
L’amministrazione ha agitato su diritta di un magistrato? Un giudice si è espresso in pochissime ore? Che processo c’è stato?
Ciò è tutto regolare?
È giusto che arrivato a quei quattro scalini io debba tornare indietro? A 10 metri dal belvedere, mi devo sentire ogni volta sconfitto, deluso e triste, ed in quel momento non sono soltanto io a tornare, non possono farmi sentire solo anche in questo, perché ne sono certo, in quel momento torna indietro tutta la nostra costituzione italiana.
Ho sempre chiesto prima alle istituzioni locali, ho anche scritto all’amministrazione Anacapri che il loro atteggiamento, il loro ignorare le mie richieste, poco alla volta stanno spezzando la mia voglia di vivere, e che il loro non agire mi sembra tanto una ripicca.
Credo di trovarmi nella condizione di poter dire che l’amministrazione di Anacapri, stia aspettando che mi arrenda, che mi spenga, in tutti i sensi. E ci sta provando con la cosa peggiore che ci potesse essere, con l’indifferenza, costringendomi sempre a denunciare a chiedere l’intervento di altre persone, di altri organi, per far tutelare i miei diritti.
L’articolo 3 della costituzione dov’è finito? Lo Stato dovrebbe rimuovere gli ostacoli, che limitano di fatto l’uguaglianza dei cittadini. Sì, ma quando?
Deve sapere Presidente, che nonostante io abbia deciso di non arrendermi, non tutto è così semplice come sembra. Nell’espormi ancora una volta, ora con questa lettera, riceverò nuovamente critiche di coloro che nel riuscire a camminare, che nell’essere amico di qualcuno, che nell’avere interessi nascosti, si sentono forti nell’affermare che questo mio “ribellarmi”, faccia fare brutta figura ad Anacapri. Negando l’evidenza, con raccapricciante ipocrisia, mirando come sempre a screditarmi e arginarmi dalla piccola comunità di cui faccio parte.
Mi permetta una riflessione On. Mattarella, quando i miei genitori non ci saranno più, io avrò bisogno di assistenza h24.
Questo Stato, che agisce in questo modo, potrà darmi un’assistenza equivalente alle mie esigenze? Lo stesso Stato che oggi non toglie quattro scalini? Ma ripristina una barriera? Che futuro mi aspetta?
Purtroppo la mia condizione mi impone di chiedere aiuto e per fortuna nella mia vita mi è capitato di riceverlo da amici, da sconosciuti e lo ricevo ogni istante dai miei genitori. Se non fosse per loro infatti, se anche loro avessero deciso di agire come fa lo Stato a cui mi sono rivolto, sarei ben che morto da decenni.
Questa che le ho raccontato, non è l’unica vicenda…
Grazie dell’attenzione Presidente Mattarella.
Cordialmente
Christian Durso