E’ prevista per domattina l’udienza finale per il falso ripristino dove sono imputati l’ex tecnico del Comune di Capri di cui era il responsabile dell’urbanistica e dell’edilizia privata, architetto Massimo Stroscio, il costruttore edile Biagio Gargiulo e l’imprenditore di spicco che segue l’azienda di famiglia Kiton, Silverio Paone, molto conosciuto a Capri. Domani il Pubblico Ministero effettuerà la sua requisitoria e discussione presentando le richieste al Giudice che dovrà stabilire se accoglierle o meno, e comunque in quale consistenza. La parte civile del Comune di Capri rappresentata dall’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos non si sa ancora se opterà per il proscioglimento di uno o più imputati o la condanna e per gli imputati architetto Massimo Stroscio e il costruttore edile Biagio Gargiulo saranno rispettivamente gli avvocati Mario del Savio e Claudio Botti, mentre per l’imputato Silverio Paone gli avvocati Bruno Von Arx Nicola e l’avvocato Alessandro D’Angelo nell’udienza del 1° febbraio presenteranno le loro ragioni secondo cui il loro assistito va prosciolto. Un processo in cui con l’ex deus ex machina dell’edilizia privata a Capri e che proprio per questa vicenda venne arrestato ed avviato agli arresti domiciliari, e che riguarda un falso ripristino di una costruzione abusiva in via Cercola di Silverio Paone, dove il Comune di Capri, indicato parte lesa, si è costituito parte civile nominando l’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos. Il Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, sposando a pieno la tesi dei Carabinieri della Stazione di Capri, che avevano prodotto su delega del Pubblico Ministero la verifica di indizi e poi prove, aveva ottenuto dal Gip il rinvio a giudizio degli indagati che oggi sono imputati ed a cui venne accolta la richiesta d’arresto ai domiciliari dell’architetto Massimo Stroscio, poi modificata in divieto di dimora a Capri, provvedimento ultimo questo che interessò gli altri due indagati, il costruttore Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone. Di questo processo si sono tenute diverse udienze e gli avvocati degli imputati, per l’architetto Massimo Stroscio l’avvocato anacaprese Mario Del Savio, per il costruttore Biagio Gargiulo l’avvocato Claudio Botti e per l’imprenditore Silverio Paone l’avvocato Bruno Von Arx Nicola e l’avvocato Alessandro D’Angelo, sembrerebbero non essere ancora riusciti a smontare le tesi accusatorie rivolte ai loro clienti che nascono dall’inchiesta condotta dai Carabinieri della Stazione di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Bernardo, che avrebbe svolto le indagini con grande professionalità e non lasciando alcun aspetto al caso, anzi, dovizia di particolari che al momento, come si dice in gergo, hanno inchiodato gli imputati sul banco degli accusati. In questo processo il costruttore Biagio Gargiulo ha cercato di “alleggerire la posizione dell’architetto Massimo Stroscio fin dalle indagini dichiarando che questi non era a conoscenza del falso ripristino dell’abuso e che sarebbe stato ingannato, secondo l’accusa invece l’ex tecnico comunale era a conoscenza di quello che si era perpretato e ne sarebbe stato complice. Il 7 agosto del 2018 (ovvero da quando l’ex deus ex machina dell’edilizia al Comune di Capri non ha più occupato la sua potente poltrona al Comune di Capri) il colpo di scena, ovvero quando i Carabinieri della Stazione di Capri insieme a quelli della Compagnia Carabinieri di Sorrento, su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli, Pubblico Ministero Maria Carolina De Pasquale, che vide parzialmente accolte dal gip del Tribunale di Napoli Isabella Iaselli le sue richieste restrittive, trassero in arresto, portandolo ai domiciliari, l’architetto Massimo Stroscio, il costruttore caprese Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone sottoposti al divieto di dimora a Capri, misura poi scaduta. La vicenda giudiziaria di quell’arresto e delle misure restrittive che vennero emesse, nasce da lavori abusivi eseguiti in un appartamento dell’imprenditore Silverio Paone, in zona Cercola, che scoprirono i Carabinieri della Stazione di Capri, apponendo i sigilli. L’abuso bloccato dai Carabinieri non era visibile dalla pubblica strada ed il movimento di materiale edile per lo svuotamento e la creazione di un appartamento abusivo era giustificato fittiziamente da lavori pubblici sulla strada parallela all’appartamento. Dopo il sequestro degli abusi il proprietario dell’appartamento chiese il ripristino dello stato dei luoghi che venne accordato e che eseguì il costruttore Biagio Gargiulo, senza neanche presentare un progetto di ripristino, in effetti riempire un locale di 38 metri quadrati che era stato ricavato in modo illegale per ampliare la villa. Una volta comunicato dal proprietario alla Magistratura che il ripristino era stato eseguito, l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio, con il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Capri Luca Di Renzo, si recarono sul posto per verificare se quel ripristino era stato eseguito a regola d’arte, ovvero con il riempimento della volumetria scavata. L’architetto Massimo Stroscio in quel volume di 38 metri quadrati fece eseguire agli operai un solo foro su una parete molto lunga e attestando che il ripristino era stato fatto. Dopo un po’ di giorni i Carabinieri della Stazione di Capri con il Comandante di Stazione, il Luogotenente Pietro Bernardo, tornarono alla villa di Silverio Paone per verificare una soffiata, ma invece di recarsi con l’ex capo dell’ufficio tecnico Massimo Stroscio ci andarono con l’ingegnere Salvatore Rossi, che richiese più saggi, quindi più fori in punti diversi, così venne scoperto che effettivamente il ripristino non era stato eseguito, e che il volume non era stato riempito per poi probabilmente con il passar degli anni diventare un nuovo volume, un appartamento, da annettere alla villa. Su 38 metri quadrati Massimo Stroscio fece un solo foro, l’ingegnere Salvatore Rossi rese quella finta parete un colabrodo. L’ingegnere Salvatore Rossi, in quella occasione fu nominato, “ausiliario di polizia giudiziaria”, vincolandolo all’obbligo del segreto istruttorio, quindi senza poter riferire neanche una parola a chicchessia, neanche al suo dirigente, che, però fece di tutto per poter avere notizie. In effetti, in quella villa dove non ci sarebbero dovuti più essere i volumi abusivi in corrispondenza (così si legge nelle carte della magistratura) “del foro praticato a marzo, era stato realizzato un manufatto di soli 55 centimetri di larghezza e due metri di altezza, con sponde di legno e riempito in terra, un baldacchino in corrispondenza del foro praticato in occasione della prima verifica, che ha tratto in inganno gli inquirenti. Era una sorta di microripristino dello stato dei luoghi da utilizzare come specchietto per le allodole. C’è la concreta possibilità che tali condotte non costituiscano un caso isolato, vista la professionalità e l’acutezza delinquenziale dimostrata da soggetti pur incensurati”. Da qui la denuncia a carico del costruttore caprese Biagio Gargiulo, dell’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata ed urbanistica del Comune di Capri, architetto Massimo Stroscio e Silverio Paone, proprietario dell’immobile oggetto del reato, per aver reso false dichiarazioni al magistrato attestando il ripristino. Biagio Gargiulo si prese tutte le responsabilità, scagionando Stroscio e Paone, cosa questa non riuscita. Durante il processo, la tesi a difesa dell’architetto Massimo Stroscio è che non si sia trattato di falso ripristino bensì che dopo la sua verifica per vedere se era stato effettuato con il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione di Capri Luca Di Renzo, il costruttore Biagio Gargiulo avrebbe svuotato nuovamente il volume, ma cosa questa demolita (per usare un termine attinente) dalla testimonianza del comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri, il Luogotenente Pietro Bernardo, che ha dimostrato intuendo all’epoca dei fatti che qualcosa non funzionava, di aver fatto piantonare dai suoi uomini e probabilmente con l’ausilio di altri provenienti dalla Compagnia di Sorrento, quindi non conosciuti sul territorio, l’immobile oggetto del ripristino. In una precedente udienza l’interrogatorio del Luogotenente Pietro Bernardo, che ha riservato un colpo di scena senza il quale i dubbi sull’innocenza dell’architetto Massimo Stroscio, sarebbero stati più forti, ovvero che il costruttore Biagio Gargiulo nel realizzare un falso ripristino riscontrato come vero dall’ex tecnico del Comune di Capri avrebbe subito dopo svuotato il volume, cosa questa che avrebbe richiesto almeno 200 “viaggi” dei piccoli carrelli elettrici che operano sull’isola e che non potevano essere sfuggiti agli occhi dei Carabinieri incaricati di sorvegliare la zona anche successivamente al via libera dichiarando in base all’unico saggio che il ripristino era stato effettuato. In effetti 200 trasporti con i carrelli elettrici che vanno avanti e dietro e trasportano una mole così grande di materiale non sarebbe passata inosservata a nessuno, tantomeno ai Carabinieri che tenevano d’occhio il cantiere. L’architetto Massimo Stroscio, il costruttore Biagio Gargiulo e l’imprenditore Silverio Paone sono sul banco degli imputati in quanto accusati in corso per frode e depistaggio processuale, di aver tratto in inganno il vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri, Luca Di Renzo, in concorso aggravato continuato ed attestazione falsa in relazione ad un atto amministrativo, mentre a Biagio Gargiulo e Silverio Paone sono contestati reati edilizi e in dispregio alla normativa urbanistica e senza aver depositato gli atti progettuali presso lo sportello competente per il ripristino e senza essersi muniti della relazione anti sismica. Quando il 7 agosto del 2018 scattò l’arresto dell’ex deus ex machina dell’ufficio tecnico del Comune di Capri, le norme restrittive per Biagio Gargiulo e Silverio Paone vennero effettuate anche perquisizioni e vennero acquisiti computer e telefonini anche del costruttore dai quali emerse che quest’ultimo, probabilmente per ingraziarsi l’ex tecnico comunale, gli aveva regalato biglietti aerei e comunque intratteneva rapporti “stretti”, nonchè, ma questa è un’indiscrezione, sarebbero stati ritrovati documenti tali da far ipotizzare un dossieraggio ad appannaggio dell’architetto Massimo Stroscio, nei confronti di quelli che riteneva suoi nemici, ma che in effetti erano coloro che facevano rispettare la legge con tanto di divisa militare, unitamente a politici e giornalisti di Capri, così come sarebbero emerse corrispondenze di messaggi di “vicinanza” di altri giornalisti al tecnico comunale che lo invitavano a stare tranquillo sentenziando la sua innocenza. È stato anche ascoltato in Tribunale in un’apposita udienza, Saverio Moschillo dell’omonimo brand e che ha acquistato anni fa una prestigiosa villa a Tragara, una dimora storica. Saverio Moschillo ha confermato nel corso dell’udienza, rispondendo alle domande del Pubblico Ministero e degli avvocati degli imputati, di aver chiesto all’impresa Edilandala nella persona del costruttore Biagio Gargiulo di voler impiantare un gazebo nella sua proprietà e volendo fare tutto con regolari autorizzazioni il costruttore gli avrebbe detto che faceva lui la procedura di legge avendo rapporti di stretta amicizia con l’allora responsabile dell’ufficio tecnico di edilizia privata, l’architetto Massimo Stroscio. Montato il gazebo a quanto avrebbe riferito il Moschillo, dopo qualche giorno si era ripresentato il costruttore, Biagio Gargiulo, dicendo di doverlo smontare subito perchè al Comune le acque erano agitate, a tal punto che dopo qualche giorno a casa sua si presentava l’ingegnere Salvatore Rossi che contestava proprio quel gazebo e raccontava quanto gli era capitato con il costruttore che si era detto amico dell’ex tecnico. Una testimonianza quella di Saverio Moschillo che dimostrerebbe il rapporto “possibilistico” tra Biagio Gargiulo e Massimo Stroscio. Nelle varie udienze sono stati ascoltati quali testi, oltre al Luogotenente Pietro Bernardo, la cui testimonianza è stata lapidaria, quella degli altri Carabinieri che sono stati protagonisti della vicenda, l’ingegnere Salvatore Rossi e l’architetto Mario Cacciapuoti, l’imprenditore Saverio Moschillo, tutte testimonianze che hanno aggravato la posizione degli imputati. Nell’udienza degli scorsi giorni, di martedì 9 marzo, è stato ascoltato l’ex tecnico comunale andato recentemente in pensione, Vincenzo Matassa, a cui sono stati chiesti ragguagli sul modus operandi in casi di ripristini e questi ha spiegato che viene predisposto un progetto che sarebbe stato presentato all’ufficio tecnico che ne avrebbe seguito le varie fasi proprio per evitare “falsi” spiegando punto punto questa procedura che invece per l’affaire Kiton non è stata osservata. Il geometra Vincenzo Matassa, è stato preciso e comunque ha chiarito che in nessun altro caso è avvenuta una cosa del genere per il ripristino dove mancava addirittura il genio civile. All’ultima udienza l’escussione del Brigadiere dei Carabinieri della Stazione di Capri Raffaele Del Gaudio e quella del geometra Genny Della Rocca che l’architetto Massimo Stroscio ha fatto comparire in aula quale teste della sua difesa e che invece la deposizione si è dimostrata un boomerang non fornendo alcun elemento di discolpa per l’ex tecnico comunale. Il Giudice monocratico Napolitano Tafuri, attenderà il 1° febbraio per pronunciarsi con il dispositivo della sentenza in quanto in quella data gli avvocati, avvocato Bruno Von Arx Nicola e l’avvocato Alessandro D’Angelo dell’imputato Silverio Paone cercheranno di scagionare il loro assistito.

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