A novembre scorso per l’affaire Villa Faraglioni sono comparsi davanti al Gip, il Giudice per le Indagini Preliminari, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico ed urbanistica del Comune di Capri, già arrestato e poi tornato libero in attesa di processo, per altri motivi inerenti le sue funzioni al Municipio, l’architetto Massimo Stroscio, l’ingegnere Giuseppe Aprea, ed il proprietario dell’immobile Tony (Antonio) Aiello, titolare del brand 100% Capri. Dopo quell’udienza, a distanza di oltre sei mesi, in questi giorni, inizia il processo. Tony Aiello, titolare del brand 100% Capri, aveva acquistato la proprietà di Villa Faraglioni nel 2015 e dato da subito il via ai lavori che, il 21 dicembre del 2017, finirono sotto la lente di ingrandimento della Stazione Carabinieri di Capri, nel corso delle indagini antiabusivismo che avevano interessato diversi cantieri che avevano i lavori in corso. I Carabinieri, avvalendosi, di concerto con la magistratura, di un perito tecnico, apposero i sigilli. Sigilli che, ancor’oggi, fanno bella mostra di loro a Villa Faraglioni, una villa storica, che risale agli inizi del secolo scorso e dimora di Ettore Settanni, intellettuale, scrittore e giornalista e primo corrispondente da Capri de Il Mattino ed autore di numerosi libri sulla storia di Capri. Al numero civico 1 di via Faraglioni, sul cui ingresso campeggia la frase di Leonardo da Vinci scelta da Ettore Settanni «Salvatico è colui che si salva». L’apposizione dei sigilli a Villa Faraglioni scatenò un putiferio. L’obiettivo dei lavori, come riferiva direttamente Tony Aiello, che mise in essere un’operazione immobiliare da sogno, investendo un paio di milioni di euro per l’acquisto, era far divenire Villa Faraglioni una sorta di atelier ed, approfittando dello scenario unico ed impagabile, anche un luogo di sfilate ed eventi, facendo giungere gli ospiti via mare usufruendo dell’approdo dell’antico porto romano.Tra l’altro, Tony Aiello, ha acquistato anche la villa sovrastante Villa Faraglioni, investendo qualche altro milione di euro, con il progetto di congiungere monte e valle attraverso un montacarichi per portare su e giù gli ospiti. Insomma, l’interesse di Tony Aiello e il brand da lui creato 100% Capri è di dimensioni non indifferenti. Un progetto su cui i Carabinieri hanno apposto i sigilli sull’unità immobiliare principale. A poche ore dal Natale del 2017, giovedì 21 dicembre, i Carabinieri della Stazione di Capri, a seguito di articolate indagini, che sono andate avanti settimane, hanno sequestrato la storica villa con vista sui faraglioni, dove da un paio di anni erano in corso lavori. La villa, mentre erano in corso lavori, nel 2016 a seguito di un’ispezione dei Carabinieri e alla presenza di un funzionario della Soprintendenza ai Beni Ambientali, vide la sospensione cautelare dei lavori che restarono fermi per circa un mese, per poi essere ripresi quando il Comune ritenne legittime le autorizzazioni rilasciate. Il Comune inteso come l’architetto Massimo Stroscio. I Carabinieri di Capri, dopo aver effettuato sopralluoghi e vagliato la documentazione depositata al Comune, per vederci chiaro avevano nominato come consulente un tecnico della penisola sorrentina che per la Procura aveva messo in luce diverse situazioni non chiare. In base alla relazione del tecnico la villa, circa 150 metri quadrati, venne sottoposta ai sigilli ed il sequestro in Procura venne confermato. I Carabinieri della Stazione di Capri ed il tecnico scoprirono che i lavori in corso non corrispondevano alle autorizzazioni concesse. Invece, di interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, era in corso una vera e propria ristrutturazione del manufatto, stravolgendo totalmente l’impianto originario della caratteristica villa, attraverso l’abbattimento di pareti interne e la creazione di nuovi locali che comportavano un aumento volumetrico della struttura preesistente. Modifiche riscontrate anche all’aspetto esterno. Tutto ciò in una zona soggetta a rigorosi vincoli ambientali e di tutela, oltre al fatto che, essendo la villa antecedente al 1942, vi sono precisi vincoli di piano regolatore. La zona è soggetta a vincoli di tutela ambientale e di alto valore storico ed archeologico, poiché il porto di Tragara è stato costruito all’epoca della presenza a Capri degli imperatori Augusto e Tiberio e dove ancora si vedono tracce e testimonianze di costruzioni di epoca romana. La proprietà della villa sui faraglioni, Tony Aiello con il brand 100% Capri, davanti al sequestro, fece ricorso al Tribunale del Riesame, un meccanismo che consente agli indagati di avere tutta la documentazione depositata dai Carabinieri in fase di indagini. Un’udienza al Tribunale del Riesame che venne rinviata nel momento in cui il Pubblico Ministero inquirente mise sul tavolo anche altri atti d’indagine che spinsero poi Tony Aiello a non presentarsi a quell’udienza probabilmente dietro consiglio dei suoi legali che si aspettavano a quel punto che l’istanza sarebbe stata rigettata dal Tribunale stesso. Alla notizia del sequestro, ad opera dei Carabinieri della Stazione di Capri al Comune, all’ufficio tecnico i funzionari sono andati su tutte le furie, a quanto si vociferava nei corridoi del Municipio, per due motivi, il primo che sono stati sconfessati atti a firma dello stesso ufficio ed il secondo perchè i Carabinieri, e solo ora se ne capisce il motivo, invece di far fare i sopralluoghi come d’uso ai tecnici disponibili nell’ufficio, hanno incaricato un tecnico esterno e di fiducia della magistratura. Dall’acquisizione della documentazione con l’occasione del Tribunale del Riesame i legali nominati dalla proprietà, si resero conto che il fascicolo depositato dal Pubblico Ministero non conteneva solo contestazioni in materia edile ed altra documentazione ma anche una denuncia a piede libero ,per il responsabile dell’ufficio urbanistica che avrebbe avallato gli atti ritenuti illegittimi dagli investigatori, l’architetto Massimo Stroscio, che, a quanto si legge, avrebbe favorito questa pratica, oltre a commettere abusi d’ufficio.
Il fascicolo conterrebbe anche documentazione fotografica dei rapporti tra la direzione lavori e lo stesso tecnico. Infine, dalla verifica della documentazione della villa con vista sui Faraglioni, il tecnico della penisola sorrentina, che ha messo in luce quanto si è verificato sotto il profilo urbanistico, emerse la presenza di un ponteggio di un centinaio di metri su suolo comunale per il quale, oltre a mancare le dovute certificazioni proprie del montaggio di un ponteggio, al Comune di Capri, come invece fanno con tutti gli altri committenti dei lavori, non avrebbero fatto pagare neanche le somme previste alle casse comunali, quindi con danno erariale. L’ex primo cittadino di Capri, Gianni De Martino, socio occulto quando era sindaco dello studio Aprea, in occasione di un’intervista al quotidiano Il Mattino, inerente l’affaire Villa Faraglioni e la posizione dell’architetto Massimo Stroscio, disse che poteva essere stata presa una cantonata, riferendosi a chi aveva apposto i sigilli. Nel corso delle indagini emerse anche che si era occupato, come non poteva e non doveva fare, di collaudare i lavori come da incarico conferitogli dal committente Tony Aiello, il 2 febbraio del 2016, quando era già sindaco di Capri. In base a quanto riscontrato nelle pratiche di Villa Faraglioni, lo all’epoca sindaco Gianni De Martino, non avrebbe potuto accettare quell’incarico. Gli investigatori hanno sottolineato alcune circostanze, tra cui quella che Gianni De Martino fino al dicembre del 2001 è stato il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune isolano con alle dipendenze l’architetto Massimo Stroscio, all’epoca dell’affaire Villa Faraglioni, responsabile del settore dell’edilizia privata del Comune di Capri. Il sindaco, inoltre, da gennaio 2002 fino a maggio 2014, ha esercitato la libera professione presso lo studio dell’ingegner Giuseppe Aprea, anche lui come Massimo Stroscio sul banco degli imputati come progettista e che i due erano soci nello studio di via Madre Serafina, ipotizzando che questo rapporto, anche alla luce dell’incarico di collaudatore, è continuato. Tra l’altro, agli investigatori sembrerebbe dover accertare anche la modalità di pagamento dell’onorario percepito dall’ingegner Gianni De Martino, per le prestazioni di collaudatore, nonché delle altre pratiche di cui da quando era sindaco di Capri non doveva occuparsi. La posizione di Gianni De Martino tornata ad essere, dopo la sconfitta elettorale, di professionista, non lo vede oggi sul banco degli imputati, anche perchè non si conoscono ancora gli esiti delle indagini che lo hanno interessato.