Siamo appena stati ripieni dalla presenza dello Spirito Santo, disceso su di noi come singoli ma soprattutto come Chiesa in cammino nella storia. Con questa presenza siamo stati riconosciuti dal Padre coe suoi figli nel Figlio suo Gesù: e anche noi abiamo acquisito la capacità di poter vedere Dio e comprendere il suo mistero di amore. Lo sguardo che lo Spirito ha donato a ciascuno di noi rende possibile il profondo cambiamento per cui siamo capaci di riconoscere e proclamare le grandi opere di Dio. Ma la più grande opera che siamo chiamati a riconoscere si rivela oggi con la Solennità della Santissima Trinità. Non un mistero di matematica filosofica quanto piuttosto la grande rivelazione di Dio amore e comunione.
Uno dei più bei riferimenti attraverso la creazione viene offerta dal libro dei Proverbi (ma, prego credermi, ci sono una infinità di testi che ci parlano in tal senso) che ci descrive la creazione in rapporto dalla Sapienza di Dio.
Dal libro dei Proverbi (8, 22-31)
Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».
Quando si parla di Dio, abbiamo, come unico riferimento oltremodo credibile, la rivelazione che di Lui ci ha fatto Gesù, il Figlio Unigenito, fattosi uomo nel grembo verginale di Maria Santissima. Egli ci ha parlato del Padre, Datore di ogni bene, che è Provvidenza per i figli che siamo noi, è amore che dilata il so cuore verso tutti, senza alcuna distinzione di razza o di lingua, di colore, o di età, di cultura o di intelligenza. Soprattutto Gesù ci parla di un Padre accogliente, che crea comunione, che lancia ponti verso ciascuno dei suoi figli.
È proprio in questo senso che riusciremo oggi a comprendere qualcosa di vicino a noi, mentre parliamo della Trinità.
Contemplando Dio amore e comunione innanzitutto ci fa prendere coscienza della nostra dignità di figli: lo fa in modo mirabile il richiamo alla preghiera del Salmo 8: O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi. Tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari.
Non sembri strano: ma più si parla di Dio amore e comunione, più si scopre la bellezza dell’uomo vivente. E perché questa bellezza? quando Dio creò l’uomo, piegandosi su un pugno di polvere, ha alitato il suo spirito e l’uomo è diventato il vivente ma soprattutto l’immagine e la somiglianza del Creatore. Di qui la grande dignità. Facendo un piccolo cammino a ritroso, l’uomo è creato per la comunione: Dio gli assegnerà una donna, uguale in dignità con cui vivere in comunione piena: anche in questo è immagine e somiglianza di Dio che è comunione e relazione.
Solo umanamente la teologia, per rendere comprensibile ha distinto in Dio il Padre che crea, il Figlio che redime, lo Spirito che educa all’amore. Sono i tre modi rivelati a noi dalle catechesi di Gesù nella sua missione. Non dimentichiamo che nella festa di Pentecoste abbiamo avvertito nella Parola di Dio l’invito a saper accogliere e vivere la comunione con Lui, il Figlio, e con Lui accogliere il Padre che in piena unità di amore siede a mensa con ciascuno di noi. Partecipare a questa mensa è far parte della vita trinitaria: la comunione intorno alla mensa è partecipazione, è confidenza, è intimità: noi siamo ammessi a questa intimità per benevolenza del Padre che ci ama in modo unico: come ci ricorda la seconda lettura della Messa:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5, 1-5)
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Paolo ci dice chiaramente che l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito: il frutto di questa presenza del Padre, del Figlio e dell’amore dello Spirito Santo: questa presenza è fonte di grazia e di gioia, anche nelle grandi tribolazioni cui, purtroppo tutti siamo sotto essi perché nella caducità del nostro essere di terra. Ma questa comunione ci eleva, e proprio per la presenza di Dio nelle tribolazioni acquistiamo fiducia perché non siamo soli, e possiamo mirare alla pazienza che porta come frutto una virtù saggiata e quindi garantita perché vera e genera speranza.
Quando saremo nell’intimità trinitaria si verificherà quanto Gesù ci augura con tutto il suo cuore:
Dal Vangelo secondo Giovanni (16, 12-15)
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sè stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Un cammino di conoscenza che va sempre più crescendo man mano che cresce la nostra esperienza di intimità: il Padre parla e lo Spirito rivela la pienezza del volere del Padre su di noi. Oggi siamo invitati a metterci alla scuola della Santissima Trinità per apprendere una lezione di comunione, allenarci al possesso dell’amore senza lasciarlo nel dimenticatoio, crescere con la Parola Spiegata dal Grande Maestro e Pedagogo che è lo Spirito di Dio.