L’abbattimento dell’appartamento ad Anacapri in via Lo Funno, realizzato interamente abusivamente e con sentenza passata in giudicato, quindi non appellabile in nessuna aula di tribunale, ha fatto capire che la magistratura davanti all’immobilismo dei Comuni fa sul serio. La famiglia di via Lo Funno, gli Amendola di Anacapri, una famiglia laboriosa che era convinta di risolvere il problema casa costruendo abusivamente, si è ritrovata alla fine ad essere ospitata in un locale della Parrocchia per una ventina di giorni, dopo, quale futuro li attende, nessuno lo sa. Gli Amendola hanno cercato in tutti i modi di reperire un appartamento in fitto ad Anacapri, la terra dove sono nati e cresciuti, ma non hanno trovato alcuna disponibilità, perchè le abitazioni destinate ai fitti sono pochissime in quanto l’avvento dei b&b, certamente più redditizi per i proprietari, hanno bloccato il mercato lasciando ai fitti una disponibilità risicata. Stessa situazione a Capri. Quei pochi, veramente mosche bianche, appartamenti destinati al fitto sull’isola hanno un prezzo mensile che parte da mille euro al mese che incidono fortemente sui costi delle famiglie che vanno anche in difficoltà a pagare queste somme.


Davanti alla vicenda dell’abbattimento ad Anacapri, carte alla mano, sembrerebbe che la politica si sia mossa troppo tardi. Infatti, nel documento che pubblichiamo in esclusiva, si legge che la mattina dell’abbattimento la Procura ha ritenuto tardiva la richiesta del Comune di Anacapri di sospendere l’iter per l’abbattimento presentata lo stesso giorno, mentre il Comune sapeva già del fatto da una settimana prima, oltre ovviamente che la richiesta di sospensione è stata giudicata generica rappresentando solo una richiesta basata su una mera dichiarazione d’intenti. Ed infatti, il Pubblico Ministero, Francesca De Renzis, ha rigettato l’istanza del Comune di Anacapri dando il via libera all’abbattimento. Dopo l’abbattimento sui giornali sono apparsi diversi articoli che rappresentavano questa situazione e dove l’ex sindaco, oggi vicesindaco Franco Cerrotta, dichiarava: «Se saranno messi in esecuzione tutti i decreti di abbattimento della Procura Anacapri diventerà come Beirut. Una città post bombardamento, con le case abusive demolite e il materiale di risulta da smaltire. È impossibile trovare le risorse sufficienti per liberarci delle macerie». continuando «Per accelerare le pratiche di contenzioso al Comune abbiamo creato un gruppo di lavoro, formato da tecnici che faranno un primo screening per separare le pratiche di condono che risalgono al 1985 a quelle relative a tutti gli altri abusi. Per noi non esiste una classifica di abuso tra ricco o povero, un abuso edilizio è un abuso e basta. Il cittadino residente però ha diritto alla casa perché un vincolo sine die sulla sua realizzazione è un danno enorme, l’interesse pubblico vada a contemperare una serie di interessi comuni e tra questi quello ambientale ed economico.

Spetta poi alle amministrazioni valutare ogni singola pratica». Eppure Anacapri dove l’ex sindaco governa da decenni ha recentemente approvato il Piano Urbano Comunale che avrebbe potuto prevedere di sanare i problemi edilizi dei cittadini o di utilizzare, ad esempio, dei 1300 vani destinati alle ex cooperative 167 dei quali solo 600 sono stati utilizzati, i 700 vani disponibili per salvare la maggior parte delle case dagli abbattimenti. Giorno dopo giorno le sentenze degli abusi perpetrati dopo i condoni diventano definitive e quindi il problema degli abbattimenti nei prossimi mesi rischia di diventare un abbattimento di massa dove la Procura applica la legge e i comuni non riescono a trovare una via d’uscita. In seguito all’abbattimento di via Lo Funno in tutta Anacapri, che vanta centinaia di nuclei familiari che abitano in immobili abusivi, è scattato il panico, da qui si è tenuta una riunione al cinema dove gli anacapresi sono accorsi e dove è stata vietata la presenza dei politici. Innanzitutto, da questa riunione è nata l’idea di un comitato, fermo restando che gli abusi sono diversi, ovvero immobili interamente abusivi e parzialmente abusivi, quindi due casi completamente diversi. Il comitato che è nato si è confrontato da subito proprio sui diversi tipi di abusi e dovrebbe attrezzarsi con legali e tecnici, per cercare una strada risolutiva che eviti gli abbattimenti, fermo restando di confrontarsi con la politica anacaprese. Intanto, il Comune di Anacapri sta ricorrendo, per altre sentenze passate in giudicato di abusi, a farsi prestare i soldi necessari agli abbattimenti dalla Cassa Depositi e Prestiti. A Capri, invece, la politica attuale, quella che esprime sindaco Marino Lembo che viene da cinque anni di immobilismo dove non è stato neanche portato avanti il Piano Urbanistico Comunale, sta muovendo una serie di passi che si concretizzeranno con il Consiglio Comunale dei primi d’ottobre. Una serie di passi che dovrebbero consentire, una volta condivisi con tutti gli enti che ne hanno competenza, a salvare le abitazioni che non dovrebbero essere buttate a terra. Il sindaco di Capri Marino Lembo ha dichiarato ai giornali che: «In materia edilizia a Capri ogni abuso ha una sua storia. Ma partiamo dalle pratiche di condono che iniziano dal 1985 e abbracciano l’arco di ben 34 anni. Pratiche che stiamo provvedendo a smaltire e che riguardano ampliamenti su abitazioni già esistenti, come una veranda che è diventata una cameretta. Questo tipo di interventi noi li riteniamo abusi di necessità, dovuti soprattutto alle leggi di blocco come è il Piano Paesaggistico di Capri, a cui abbiamo messo mano con il nuovo Piano Urbano Comunale, proprio perché si deve tener presente le esigenze di chi vive stabilmente a Capri, quindi i residenti, così come era previsto nel piano regolatore. Ed è per questo che stiamo lavorando a un nuovo Piano Urbano comunale che andremo ad adottare nei prossimi mesi; dopo di che con Regione e Soprintendenza affronteremo la revisione del Piano Paesaggistico insieme al Comune di Anacapri e che dovrà, nel rispetto dell’ambiente e della tutela del paesaggio, contenere norme che diano la possibilità di adeguare il patrimonio edilizio del Comune di Capri, sia per quanto riguarda le abitazioni che per tutte le attività produttive. Bisogna dare ai cittadini certezze per evitare che ricorrano a praticare l’abusivismo».