Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di dissequestro del Nettuno ad Anacapri avanzata dai legali di Raffaele Perrella all’indomani dell’operazione che ha visto impegnati i Finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Varlese e dei Marinai di Circomare Capri, diretti dal Tenente di Vascello, Daniele Praticò. Respingendo le richieste di dissequestro il Tribunale del Riesame ha confermato la fondatezza delle indagini svolte, su delega del Pubblico Ministero, a seguito di esposti delle associazioni ambientaliste tra cui in prima fila Legambiente, Francesca De Renzis, della Sezione V della Procura della Repubblica di Napoli, che si occupa di ambiente, edilizia ed urbanistica, ognuno per le proprie competenze. Lo scorso 7 giugno al Nettuno ad Anacapri, in località Grotta Azzurra, si presentarono Finanzieri e Marinai, ad attenderli Raffaele Perrella con uno dei suoi legali, che, si aspettava più che altro una verifica fiscale, la vista delle auto con le insegne Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, furono sufficienti a far capire all’imprenditore di Riardo che doveva aspettarsi di più, altro che verifica fiscale. Quella mattina i militari notificarono il sequestro del Nettuno e dettero 7 giorni al proprietario per lasciare l’immobile libero da persone e cose. Una vera mazzata per Raffaele Perrella, che sportivamente si era fatto trovare in pantaloncini corti quasi a sorridere di quel controllo che non lo preoccupava minimamente. Con il sequestro del Nettuno, anzi in contemporanea, Finanzieri e Marinai fecero visita al Comune di Anacapri per acquisire altra documentazione. Dopo sei ore di presenza dei militari al Nettuno sembrava tutto finito, invece dopo sei giorni una nuova operazione vedeva impegnati i Finanzieri della Tenenza di Capri ed i Marinai di Circomare Capri, che, questa volta lasciavano anche l’isola per spostarsi a Napoli, Sorrento e Riardo. Il Pubblico Ministero, Francesca De Renzis, aveva ottenuto dal Gip una serie di perquisizioni che avevano interessato abitazioni, uffici privati e pubblici. Un terremoto. Perquisizioni presso le abitazioni e gli studi professionali di persone e tecnici coinvolti nell’inchiesta dell’affaire Nettuno, l’architetto Filippo De Martino, capo dell’ufficio tecnico del Comune di Anacapri, a cui è stata perquisita l’abitazione in penisola sorrentina e l’ufficio al Comune di Anacapri, il geometra Ciro Gigante, responsabile del procedimento per l’ottenimento del permesso di costruire del Nettuno, a cui oltre l’abitazione è stato perquisito anche l’ufficio al Comune di Anacapri, l’architetto Nicola Pisacane direttore dei lavori di quello che legambiente definisce l’ecomostro. Le perquisizioni operate dai Finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Varlese, unitamente al personale dell’Ufficio Circondariale Marittimo della Guardia Costiera di Capri, diretti dal Tenente di Vascello Daniele Praticò, hanno interessato anche l’abitazione e l’ufficio presso Palazzo Reale a Napoli della Soprintendente Maria Rosaria D’Apice, che avrebbe licenziato la pratica dando il parere favorevole, mentre antecedentemente la Soprintendenza per il condono presentato lo aveva bocciato e pur ricorrendo la proprietà al Tar aveva perso la causa. Perquisita anche l’abitazione e l’ufficio dell’imprenditore Raffaele Perrella, titolare della Fiera del Mobile di Riardo, azienda questa molto conosciuta sull’isola,che vanta decine di clienti, specialmente ad Anacapri. Nell’inchiesta è coinvolto anche l’ex Soprintendente ai beni architettonici di Napoli Giorgio Cozzolino, che ha lasciato quella sede per Ravenna. Diciassette gli indagati tra cui anche i componenti delle commissioni di edilizia e del paesaggio del Comune di Anacapri, nelle persone di Guido Gargiulo, Massimiliano Ferraiuolo, Antonio Mazzarella, Paolo Staiano, Gargiulo Colomba, Michele Sorrentino e Giuseppe D’Urso, i responsabili dell’Ufficio Tecnico del Comune di Anacapri, tra cui anche Aurigino Monica, vari tecnici di studi privati e direttori dei lavori, tutti indagati a vario titolo in concorso tra loro per abuso d’ufficio, falsità ideologica e violazione delle norme urbanistiche. Il procedimento penale a carico di tutti coloro che sono stati iscritti nel Registro degli Indagati è il numero 3262/2018 per i quali, Ciro Gigante e Monica Aurigino hanno nominato come avvocato di fiducia l’avvocato anacaprese Mario Del Savio, mentre Filippo De Martino l’avvocato Luigi Tuccillo. Tutta l’indagine del Pubblico Ministero, Francesca De Renzis, è stata gestita sotto la direzione dell’Aggiunto Nunzio Fragliasso. La contestazione all’ex Sorpintendente Cozzolino sta anche nel fatto che nello stesso giorno aveva firmato sia la richiesta di sanatoria per interventi già eseguiti che l’autorizzazione alla ristrutturazione del noto e famoso complesso balneare, che spicca nella zona di Gradola, un area di notevole pregio archeologico dove l’imperatore Tiberio fece erigere una delle sue dimore con vista sul mare. L’ex Sorpintendente e la funzionaria della Soprintendenza che si occupava nello specifico di Capri ed Anacapri, Maria Rosaria D’Apice, avrebbero licenziato la pratica dandone il parere favorevole, mentre antecedentemente la stessa Soprintendenza per il condono presentato lo aveva bocciato, e pur ricorrendo la proprietà al Tar, aveva perso la causa. Quello per il quale era stato diniego poi aveva trovato il parere favorevole. Grazie ad una consulenza tecnica, è emerso che i lavori di ristrutturazione e riqualificazione eseguiti a partire dal 2014 presso il suddetto complesso immobiliare, ultimati nel marzo 2016, sono stati realizzati in virtù di permessi di costruire ed autorizzazioni paesaggistiche rilasciati illegittimamente in violazione della normativa urbanistica e paesaggistico ambientale relativa alla zona ove insiste il complesso immobiliare per cui si procede, nonché in contrasto con i vincoli previsti per l’area ove sorge la struttura. Il complesso insiste infatti in zona E) del P.R.G. del Comune di Anacapri, relativa ad attrezzature turistico-balneari e portuali o di attracco, area sottoposta a vincolo ambientale come territorio costiero ex D.lvo 42/04, dichiarata di notevole interesse pubblico con D.M. del 20.3.51 e del 28.3.85, nonché sottoposta a vincolo idrogeologico (zona R4 e P4) ed archeologico (in quanto il complesso è confinante con gli scavi archeologici di “Villa Gradelle” di epoca romana). Inoltre l’area in questione è classificata come “Zona a protezione integrale”, in virtù del Piano territoriale paesistico dell’Isola di Capri, è stata dichiarata zona a protezione speciale (ZPS) con direttiva europea n.79/409/CEE ed è stata inserita nella Rete Natura 2000 in quanto sito di interesse comunitario. Le indagini hanno evidenziato che le opere realizzate hanno dato luogo ad un incisivo intervento di ristrutturazione dell’intero complesso immobiliare, che, da struttura balneare, risulta, di fatto, trasformato, attraverso un mutamento di destinazione d’uso non consentito, in un complesso residenziale di tipo alberghiero, attraverso la realizzazione di alcune stanze e di un appartamento – dependance. I suddetti interventi non sono consentiti dal P.R.G. e dal P.T.P. vigenti nel territorio dell’isola di Capri nella zona in cui insiste il complesso immobiliare in sequestro, ove sono consentiti unicamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo e di riqualificazione estetica degli immobili e delle aree pertinenziali, con esclusione di opere di incremento dei volumi esistenti e di edificazione ed utilizzo di immobili a destinazione alberghiera, che la realizzazione dei lavori presso il lido Nettuno, ha, di fatto, determinato. L’attività investigativa ha inoltre evidenziato la violazione della normativa in materia di valutazione di incidenza ambientale, procedura propedeutica al rilascio dei permessi di costruire e prevista per i siti ricadenti nella Rete Natura 2000, quale quello in esame. Sono stati accertati altresì l’abusiva occupazione del demanio marittimo relativamente all’area per la discesa a mare del complesso balneare, pari a mq 37,50, ed il mancato rilascio delle prescritte autorizzazioni demaniali marittime ai sensi dell’art. 55 del Codice della Navigazione a favore dello stabilimento, in quanto tutte le opere sono state edificate in violazione della fascia di rispetto dei 30 metri dall’area demaniale marittima, sulla quale il complesso, essendo a picco sul mare, di fatto insiste. Il sequestro preventivo del complesso immobiliare, di rilevantissimo impatto ambientale ed ubicato in uno dei siti di maggior pregio e rilevanza ambientale e paesistica del mondo, si è reso necessario al fine di evitare la reiterazione dei reati per cui si procede e l’aggravamento delle conseguenze degli stessi. Tutta l’indagine nasce dal fatto che pendeva un condono sul complesso balneare ed il Comune di Anacapri aveva rilasciato una licenza in sanatoria bocciata dalla Soprintendenza. I proprietari del Nettuno erano ricorsi al Tar Campania contro questa bocciatura e la giustizia amministrativa nel 2014 aveva stabilito che la parte abusiva andava abbattuta. La proprietà del Nettuno chiese, presentando una istanza di riesame, di sanare quel condono e dove prima la Soprintendenza disse di no ebbe un si, ed immediatamente a quel condono, si aggiunse l’autorizzazione alla ristrutturazione con una completa trasformazione, attraverso un progetto firmato dall’autorevole Paolo Pininfarina, ingegnere meccanico conosciuto in tutto il mondo, un vero esperto in design. Pininfarina ha realizzato ultimamente due opere in Campania, la Cappella Gentilizia di Riardo ed il Club Nettuno di Anacapri. Fondamentale per tutta l’inchiesta è stata la collaborazione dell’attuale Soprintendente Paola Bovier. Dopo il rigetto del Riesame dell’istanza di dissequestro che avrebbe attestato la regolarità delle opere a Raffaele Perrella non resta che ricorrere contro questo provvedimento alla Cassazione, ma sembrerebbe che a questo punto sarebbe strategico per il proprietario del Nettuno fare il processo e sperare in un colpo di scena a suo favore, cosa questa difficile. In effetti un grande problema lo ha anche il sindaco di Anacapri, se il capo dell’ufficio tecnico Filippo De Martino, i funzionari comunali Ciro Gigante e Monica Aurigino dovessero essere rinviati a giudizio, il Comune di Anacapri dovrà costituirsi parte civile contro loro, e non potrà fare diversamente, quindi si determinerà un conflitto e saranno di fatto incompatibili. Anche perchè la frase nel corso di un’intervista ad Il Mattino all’ex Soprintendente Cozzolino, “ricordo che la pratica oggi al vaglio della magistratura fu oggetto di un’ istruttoria approfondita e ricordo che i progettisti erano di fama nazionale, mi pare che appartenessero allo studio Pininfarina. Per quanto riguarda le autorizzazioni voglio precisare che si tratta di pareri paesaggistici, che abbiamo espresso sia sul condono sia sulla richiesta di licenza a costruire. Queste ultime vengono rilasciate dal Comune». «Posso ipotizzare che ci siano altri documenti che probabilmente sono sfuggiti alla prima fase di indagine che potrebbero far comprendere meglio i presupposti che hanno fatto sì che rilasciassimo i pareri favorevoli”
Quindi le maggiori responsabilità le avrebbe il Comune di Anacapri. Il sindaco di Anacapri, Franco Cerrotta, ha sottolineato: “confermo tutto quanto ho già dichiarato e cioè che ho piena fiducia nell’operato dei miei uffici. Ritengo, altresì, che le operazioni svolte al Comune e presso le abitazioni dei miei funzionari siano a vantaggio degli stessi, in quanto più approfondite saranno le indagini tanto più si rivelerà la loro estraneità rispetto alle accuse”. Ovviamente il riesame confermando il sequestro a seguito delle indagini della Guardia di Finanza della Tenenza di Capri e di Circomare Capri sottolinea un’altra versione. Raffaele Perrella, invece, imprenditore che ha legato il suo nome alle Fiera del mobile di Riardo e dove ad Anacapri ha dispensato mobili a go-go, dichiarò: “Vorrei costruire un piccolo gioiello per Capri nella massima legalità. Ci sono tutte le autorizzazioni necessarie e il progetto, apprezzato da chiunque ne abbia preso visione, è curato da Pininfarina. Non ho avuto alcuna corsia preferenziale. Nella mia vita ho visto solo un paio di volte il sindaco di Anacapri. Quattordici anni fa acquistai il lido e per i permessi abbiamo dovuto attendere due anni. Abbiamo abbattuto centocinquanta metri quadri, tra il bar all’ingresso, alcune cabine e una piccola casetta per costruire tre camere mantenendo inalterata la volumetria. Sono venuti i carabinieri, la Procura ha approfondito, ma non c’è niente da nascondere. Ricaveremo tre camere nella massima legalità. Non riciclo denaro sporco”. Ed ancora: “Ci siamo sempre avvalsi della consulenza di professionisti dalla massima serietà e di importanti nomi a livello internazionale del mondo del design. Abbiamo sempre detto sia a voce, e anche per iscritto, di venire e controllare l’opera che stavamo realizzando. E i controlli si sono susseguiti ripetutamente in questi anni dal 2015, da parte di molti settori dello Stato. Spero che chi di doveri indaghi e definisca quanto prima la nostra posizione. Sono sereno perché non ho mai fatto pressione di nessun genere e ci siamo sempre attenuti ai pareri dei tecnici, sovrintendenza e quanti altri hanno esaminato il lavoro al Nettuno”. A non pensarla così Legambiente che della vicenda del Nettuno ne ha fatto una battaglia trovandosi anche una Soprintendenza lenta nel dare risposte ai quesiti fatti dagli ambientalisti, una sorta di muro di gomma con un comunicato stampa dichiara: L’ECOMOSTRO ALLA GROTTA AZZURRA NON LO VOGLIAMO. Plaudiamo alla attività investigativa della Procura di Napoli ed al lavoro della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Capri che hanno portato al sequestro dell’enorme ex stabilimento balneare Lido Nettuno tramutato in un residence adiacente ai resti archeologici di Villa Gradelle ed alla famosa Grotta Azzurra di Capri. Dal 2014 Legambiente ha denunciato a tutti gli enti di tutela e controllo del territorio questo lavori che pur avendo autorizzazioni, andavano contro la tutela, i vincoli ed il paesaggio dell’Isola di Capri. “Abbiamo subito vessazioni per le nostre denunce, ma come ci indica la giustizia di stato, avevamo ragione” – dichiarano dal Circolo Legambiente Isola di Capri – Nel comunicato della Guardia di Finanza apprendiamo di 17 denunciati, una rete di connivenze che deve essere smantellata per il bene della legalità e della nostra amata Isola di Capri, che continueremo a difendere con i denti da speculazioni e devastazioni, per dare un futuro migliore a noi e ai nostri figli. Non molleremo di un centimetro e saremo pronti se necessario ad essere ancora in prima linea. L’operazione della Tenenza Guardia di Finanza e della Guardia Costiera ha riscosso plauso da parte della cittadinanza che era perplessa della trasformazione di un complesso balneare storico in alberghiero e si poneva la domanda chi e come abbia autorizzato un intervento del genere. Dopo Legambiente anche Italia Nostra-Napoli, con il presidente Guido Donatone, intervenuto sulla cementificazione in corso alla Grotta Azzurra, dove uno stabilimento balneare sta per trasformarsi in resort di lusso. Italia Nostra, infatti, aveva da tempo chiesto all’architetto Luciano Garella, nuovo Soprintendente ai Beni Architettonici di Napoli e provincia, «di revocare, per il principio di autotutela, l’autorizzazione, rilasciata dal precedente soprintendente, per un residence presso la Grotta Azzurra di Capri, a pochi passi dal Sentiero dei Fortini». Una revoca che aveva chiesto anche il Segretario Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che, interrogato poi dalla Guardia di Finanza, ha confermato, che il Soprintendente architetto Luciano Garella, non ha voluto ascoltare chissà perchè. Il Segretario Generale del Ministero aveva scritto di sospendere ogni autorizzazione in autotutela al Nettuno e di chiedere un parere all’Avvocatura Generale dello Stato, ma il neo Soprintendente di Napoli, Luciano Garella, non volle sentire ragioni e fece finta di non ricevere questa disposizione dai suoi superiori. Giovedì scorso i Finanzieri della Tenenza di Capri, diretti dal Luogotenente Pietro Varlese con i funzionari dell’agenzia regionale ambientale, l’Arpac, sono tornati alla Grotta Azzurra, per una serie di verifiche, come si vocifera nei corridoi del Comune di Anacapri, dove i militari sono stati già negli scorsi giorni per acquisire documentazione, per una serie di verifiche sugli scarichi a mare del Nettuno, Gradola, il bar Tortuga ed il Riccio. Tutti sarebbero in un nuovo ciclone all’orizzonte eccetto per chi ha rispettato l’ambiente e la natura dotandosi di un depuratore, ovvero il beach club Il Riccio. L’esito dei rilievi dell’Arpac non si conosce, ma è chiaro che tra l’operazione del Nettuno e quello degli scarichi la magistratura, con l’ausilio della Guardia di Finanza della Tenenza di Capri e di Circomare Capri, ha deciso di bonificare una zona dove regnava l’illegalità.