Il sistema Capri, il malaffare tra politica, impreditoria con il placet anche di esponenti delle forze dell’ordine dell’epoca, allontanate dall’isola, quello che il Pubblico Ministero Henry John Woodcook, con i colleghi Giuseppina Loreto e Celeste Carrano erano convinti di aver trovato a Capri con l’inchiesta che rappresentò a novembre del 2015 il primo vero terremoto sull’isola, è poi scemata man mano con il passar del tempo, a tal punto che il processo per gli unici imputati non è ancora iniziato e ci vorrà tempo, anche, perchè le accuse sembrerebbero essere state riformate rispetto al clamore dei provvedimenti che i tre Pubblici Ministeri ottennnero dal Gip, che non accolse soltanto gli arresti in carcere per gli indagati. Quell’inchiesta che sarebbe ruotata (sarebbe perchè questo non è stato mai dimostrato) intorno ad una lobby di professionisti e gole profonde rischia di portare la magistratura, quando ci sarà almeno una sentenza di primo grado, ad essere stata oggetto di un complotto architettato ad arte per eliminare persone che non potevano fare parte della lobby di oggi e che avrebbero indotto, con dichiarazioni rese ad arte, i magistrati a convincersi di quello che non c’era. Le recenti indagini condotte da altri Pubblici Ministeri e portate avanti nel settore dell’intreccio tra imprenditoria e politica all’insegna del malaffare, con il placet dei colletti bianchi, con una serie di compassi autorevoli e tutti vicini alla Primavera che se hanno sguazzato nelle maglie del potere per accrescersi professionalmente, compiendo abusi e falsi, stanno delineando che un sistema Capri esiste ma non era quello del 2015. Una sorta di lobby chiusa, una tavola rotonda, un cerchio magico per pochi eletti, in grado di garantire all’imprenditoria che qualsiasi cosa si può fare se si va dalle persone giuste e si paga molto. Tutte le indagini che sono in corso (per il momento una è stata chiusa con gli arresti domiciliari per il deus ex machina dell’ufficio tecnico indagato in altre indagini, l’architetto Massimo Stroscio, e due divieti di dimora per l’imprenditore edile Biagio Gargiulo e l’imprenditore della famiglia proprietaria del brand Kiton, Saverio Paone) sembrano riguardare proprio il cerchio magico della Primavera. L’inchiesta sugli abusi di Villa Faraglioni, dove progettista e direttore dei lavori è l’ingegnere Giuseppe Aprea, il massimo del potere tra i vari compassi isolani, che si è trovato il suo socio d’ufficio e non causualmente sindaco di Capri, l’ingegnere Gianni De Martino, ad averlo nel doppio ruolo di primo cittadino e firmatario proprio per Villa Faraglioni di atti propri di attività professionale per il quale doveva astenersi, dove è coinvolto con un ruolo non secondario quell’ex responsabile dell’ufficio urbanistica, l’architetto Massimo Stroscio, indagato per falsità ideologica, che vuoi o non vuoi era a capo dell’urbanistica proprio per scelta di Gianni De Martino che lo aveva designato in quel ruolo. L’evolversi dell’inchiesta di Villa Faraglioni, dove c’è anche l’imprenditore facoltoso, quale Tony Aiello, che è il titolare del brand internazionale del lusso 100% Capri, dimostra tasselli del cerchio magico di Primavera. Un cerchio magico che sotto la scure della giustizia, con le indagini condotte dalla Stazione Carabinieri di Capri e dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Capri, sempre su delega, con l’ausilio di periti della Procura della Repubblica nominati e che hanno sconfessato atti “compiacenti” in tante altre pratiche e che vedono coinvolti tecnici della portata del geometra Sergio Federico, Crescenzo Mariniello, altri tecnici, tutti dello stesso bottone come si suol dire, e funzionari di società come il benefattore (ha rifiutato qualsiasi somma per fare il presidente della Capri Servizi) Costanzo Cerrotta, è venuto allo scoperto. Ironia della sorte tanti di costoro che oggi temono provvedimenti severe dell’autorità giudiziaria per falsi e reati legati al malaffare, sono buona parte dei testi, dei denuncianti di quell’inchiesta del 2015. E’ proprio questo l’elemento che fa pensare che il sistema Capri che cercavano quei tre Pubblici Ministeri nel 2015 è quello che hanno trovato oggi gli altri magistrati inquirenti, come Raffaele Francesco che non ultimo ha contestato all’ingegnere Giuseppe Aprea, per la propria società l’aver inserito nelle contabilità e per diverse annualità fatture di centinaia di migliaia di euro per operazioni inesistenti, nel senso che sono state registrate fatture per prestazioni non effettuate, quindi fittizie per poter distrarre somme ed evadere, e per giunta da un fornitore, che ha un solo cliente, appunto la società del più potente compasso dell’isola di Capri.