Il 26 giugno avrà inizio il processo a carico dell’ex responsabile dell’ufficio di edilizia privata e urbanistica, Massimo Stroscio, arrestato lo scorso agosto a cui è stata poi ridimensionata la misura cautelare da arresti domiciliari a divieto di dimora a Capri, il costruttore, Biagio Gargiulo e il proprietario di una villetta alla Cercola, Silverio Paone, genero del titolare del brand Kiton. Questi ultimi, a differenza di Massimo Stroscio, che venne arrestato, ebbero il divieto di dimora a Capri ed al solo costruttore la misura è stata modificata in obbligo di firma alla Stazione dei Carabinieri di Capri. I tre, in concorso tra loro, sono accusati di un falso ripristino e quindi false comunicazioni al magistrato e falso ideologico. La vicenda è questa: Ai primi di gennaio scorso i Carabinieri della Stazione di Capri, hanno effettuato un sopralluogo in via Cercola, dove l’impresa del costruttore caprese, Biagio Gargiulo, l’Edilandala, stava effettuando lavori abusivi nella proprietà di Silverio Paone. Il sequestro, operato dai Carabinieri, destò molto scalpore anche perchè i lavori abusivi, che erano in corso, avvenivano in una proprietà dove dall’esterno non era possibile rendersene conto, lasciando ipotizzare che la rete di informatori degli investigatori è anche tra gli operai delle varie imprese, e ciò spiegherebbe il motivo per cui i Carabinieri fanno sempre centro. I Carabinieri di Capri, avvalendosi, a seguito di nomina di ausiliario di polizia giudiziaria, del tecnico del Comune di Capri, del settore Lavori Pubblici, l’architetto Mario Cacciapuoti, hanno scoperto un cantiere totalmente abusivo in una villetta di circa cento metri quadri, dove erano in corso una serie di lavori totalmente privi di autorizzazioni edilizie, effettuati in una zona sottoposta a vincolo paesistico ed idrogeologico, che consistevano in un ampliamento di 38mq costruiti mediante opere di scavo di un terrapieno, per allargare gli ambienti preesistenti. Davanti alla villetta erano stati realizzati due pergolati in ferro per una copertura complessiva di oltre 15 metri, mentre un vano sottoscala dell’originaria abitazione era stato trasformato, aumentandone i volumi, in un bagno di circa 5 mq. Il tecnico, di cui i Carabinieri si sono serviti in quest’operazione antiabusivismo, oltre a questi abusi, aveva rilevato altre discrepanze, che il responsabile dell’edilizia privata, l’architetto Massimo Stroscio, chissà perchè, non ha reputato inserire nell’ordinanza di abbattimento. Nel corso della verifica delle opere abusive è stato contestato anche l’abbattimento di muri portanti, un’infrazione grave che potrebbe mettere a rischio, secondo gli esperti militari e tecnici, la staticità dell’intero fabbricato. Ad operazione finita i Carabinieri hanno fatto scattare i sigilli sull’intero cantiere e posto sotto sequestro la villetta, dove erano in corso i lavori, e nei confronti del proprietario e del legale rappresentante dell’impresa edile è stata sporta denuncia per violazione alle norme urbanistiche, il fascicolo inviato alla Procura della Repubblica di Napoli. Da questi abusi l’ordinanza di sospensione dei lavori emessa dall’architetto, Massimo Stroscio, e l’avvio del procedimento amministrativo. Successivamente la proprietà ha chiesto di poter ripristinare lo stato dei luoghi eliminando gli abusi contestati facendoli eseguire al costruttore Biagio Gargiulo dell’Edilandala. Così, l’impresa ha eseguito, a giugno celermente il ripristino, ed appena tutto pronto, il capo dell’ufficio tecnico, l’architetto Massimo Stroscio, si è recato sul cantiere, accompagnato dai Carabinieri per riscontrare e segnalare alla magistratura che lo stato dei luoghi era stato ripristinato come all’origine. Quella mattina, è stato ordinato all’impresa, dall’architetto Massimo Stroscio, di eseguire un foro in un determinato punto, affinchè si riscontrasse che quanto sbancato era stato eliminato come volume, ovvero era stato riempito di terreno per tutta la superficie. I muratori hanno effettuato il buco ed effettivamente sembrava essere stato fatto il ripristino. I Carabinieri della Stazione di Capri, dopo qualche giorno, sono tornati sul posto in via Cercola con un altro tecnico, sempre dell’ufficio di edilizia privata, l’ingegnere Salvatore Rossi, nominato per l’occasione ausiliario di polizia giudiziaria, ordinando all’impresa di fare altri fori in punti diversi da quelli effettuati alla presenza dell’architetto Massimo Stroscio. Da lì è saltato fuori che il ripristino era stato effettuato solo per togliere i sigilli all’abuso e per andare in giudizio con il ripristino della stato dei luoghi, ma in realtà si è trattato di un vero e proprio raggiro nei confronti dei Carabinieri, che, ancora una volta, hanno fatto centro, e del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Napoli, che ha denunciato l’impresa del costruttore Biagio Gargiulo ed il tecnico che aveva certificato il regolare ripristino dello stato dei luoghi, l’architetto Massimo Stroscio, per falso processuale e falso ideologico. In questa vicenda dai seri risvolti giudiziari il Comune di Capri è parte lesa così come la magistratura ha comunicato ufficialmente mercoledì scorso all’attuale sindaco e che quindi dovrebbe costituirsi parte civile, cosa questa che, sicuramente, non farà, fintanto vi è come sindaco Gianni De Martino, che ha sempre difeso il suo compasso d’oro Massimo Stroscio e che mai si costituirebbe parte civile, anche perchè, vige il detto non fare agli altri quello che potrebbe essere fatto a te, e vista la posizione dell’attuale sindaco c’è da guardarsene bene.