PATTEGGIA LA PENA SOSPESA,
L’ALTRA A GIUDIZIO
Halyna Voznyak patteggia ed esce dal processo
e Loredana Scarpati rinviata a giudizio

Lo scorso 26 febbraio sono comparse davanti al Gip (Giudice Indagini Preliminari) Rosaria Maria Aufieri le due donne, Halyna Voznyak di origine ucraina e Loredana Scarpati originaria di Castellammare di Stabia, accusate dal Pubblico Ministero Maria Cristina Curatoli di aver compiuto maltrattamenti aggravati a carico di anziani ospitati presso la Casa di Riposo San Giuseppe, gestita dalla Fondazione San Costanzo della Parrocchia di Capri. Halyna Voznyak alla scorsa udienza aveva attraverso il suo legale, l’avvocato Mario Del Savio, di patteggiare una pena a due anni di reclusione con pena sospesa, mentre Loredana Scarpati difesa dall’avvocato Aniello Di Martino in caso di rinvio a giudizio di essere processata con i rito ordinario. A costituirsi parte civile la Fondazione San Costanzo, proprietaria della Casa di Riposo San Giuseppe che si è affidata all’avvocato Luciano Fotios Meletopoulos, i fratelli Marcello e Stefano Staiano che si sono affidati all’avvocato Roberto Tropenscovino, del Foro di Milano. Nell’udienza davanti al Gip Rosaria Maria Aufieri è stato accettato il patteggiamento di Halyna Voznyak condannata a due anni di reclusione con pena sospesa ed al pagamento delle spese di costituzione che alla Fondazione San Costanzo sono state riconosciute in duemila euro ed alla parte civile dei fratelli Staiano a duemilaseicento euro. L’avvocato Roberto Tropenscovino, ha preannunciato per i suoi assistiti di ricorrere al giudizio civile contro Halyna Voznyak per i danni, perchè se il patteggiamento non è un’ammissione di colpa giuridicamente in sede penale, con la sentenza della Cassazione numero 20562 del 6 agosto 2018, che di fatto trasforma il rito speciale in prova “blindata” utilizzabile contro l’imputato in sede civile. Resta ovviamente la stessa possibilità per la Fondazione San Costanzo. Il processo a carico di Loredana Scarpati inizierà il 22 ottobre al Tribunale di Napoli alla 9° sezione penale giudice Ambra Cerabona.