Sei persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Napoli è quanto si è verificato stamane. Dopo sei mesi di silenzio assoluto dal tragico incidente che ha portato alla morte dell’autista Emanuele Melillo, la magistratura, sollecitata dalla stampa, dall’associazione dei consumatori di Capri e dai comuni cittadini che sui social non hanno mai mollato, ha dato una svolta all’inchiesta. L’autista dell’Atc, Emanuele Melillo di 32 anni, il 22 luglio 2021 nel grave incidente stradale avvenuto a Marina Grande che ha provocato anche 23 feriti è deceduto. I Pubblici MInisteri De Marco e Tittaferrante, sotto il coordinamento dell’aggiunto Di Monte, hanno fatto notificare alla Polizia Stradale di Napoli 6 avvisi di garanzia. Quattro funzionari responsabili dei dipartimenti viabilità della città metropolitana di Napoli, che su quella strada ha competenza, l’amministratore della società di trasporto caprese ATC Alberto Villa e un medico che la stessa azienda di trasporto utilizzava per le visite della sicurezza sul lavoro. Nei loro confronti vengono ipotizzati, a vario titolo, i reati di disastro colposo, omicidio stradale e lesioni stradali multiple. Il 24 febbraio verrà assegnato l’incarico a un consulente della Procura decretando l’inizio dell’incidente probatorio sul bus precipitato e sulla documentazione finora raccolta dagli inquirenti a cui hanno fortemente collaborato con la Squadra Scientifica della Questura di Napoli i poliziotti dell’anticrimine del Commissariato di Capri.

L’incidente probatorio, come riporta wikipedia: “Normalmente, il diritto processuale italiano prevede che tutti gli elementi raccolti durante la fase delle indagini preliminari nella fase istruttoria supervisionata dal GIP non possano essere utilizzati in seguito nei dibattimenti in aula. Invece con l’incidente probatorio il pubblico ministero (anche su sollecitazione della persona offesa) e la difesa dell’indagato possono chiedere l’assunzione anticipata dei mezzi di prova nelle fasi precedenti il dibattimento. Si tratta di una sessione di indagine a cui partecipano, oltre al magistrato, i rappresentanti legali e i consulenti di più parti, e che, a differenza dei normali atti di indagine, ha valore di prova utilizzabile direttamente in un eventuale processo come se fosse una udienza processuale, ed è pertanto per sua natura, una prova “cristallizzata” e non ripetibile. In parole più semplici, con l’incidente probatorio si richiede di acquisire una prova (“formare” una prova) già durante la fase delle indagini preliminari (o nell’udienza preliminare) prima che queste siano concluse e che si apra la fase dibattimentale; prova che successivamente, ed eventualmente, verrà portata dinnanzi al giudice o al GUP. Questa procedura viene scelta quando vi sono potenziali limitazioni di tempo legate alla formazione della prova e pertanto non la si vuole rimandare a un futuro dibattimento, in quanto si vuole evitare il rischio che, con il trascorrere del tempo, la fonte di prova si comprometta o venga meno la genuinità della prova stessa. Tale procedura avviene più raramente dei normali atti di indagine, o comunque in modo straordinario, e per tale motivo viene definita “incidente“. Il vero problema è che quando avvenne la rimozione del bus sollevandolo dalla scarpata è precipitato per alcuni metri ma restando sempre agganciato alla gru. Un problema questo perchè un’eventuale perizia sul bus potrebbe essere viziata.

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