Passano gli anni, i sindaci, gli assessori, i dirigenti comunali, le generazioni crescono, bambini diventano adulti, tutto cambia, tutto muta, ma il campo di Cesina continua ad essere un costante pugno nell’occhio, uno scempio, uno sfregio alla meraviglia di un’isola famosa in tutto il mondo, bella per antonomasia e frequentata da turisti e vacanzieri anche in quella parte alta ai piedi del monte San Michele. Un fondo di settemila metri, di fatto abbandonato, a parte qualche sprazzo (fumo negli occhi?) quando si vanno posizionando recinzioni in legno di dubbia utilità o si fa una “passatella n’copp n’copp” con i tagliaerba sulla fitta vegetazione che cresce rigogliosa da anni, come un’invasione incontrastata in stile barbarico. Ora basta, la misura è colma! Occorre prendere la situazione in mano e, se è il caso, prenderla anche di petto in modo forte trovando una soluzione. Delle due l’una o l’altra; basta con le prese in giro: o è una proprietà privata, e allora i proprietari devono metterlo a posto o se vi è disponibilità a concederlo in comodato d’uso al comune di Capri o addirittura a cederlo, si completi l’iter amministrativo e si porti a termine un’acquisizione sicuramente preziosa e valida, anche molto più di altre. Allo stato attuale il campo di Cesina è soltanto un ricettacolo di rifiuti di vario genere, tipo e natura che si celano tra la fitta vegetazione che continua a crescere incontrastata. Una situazione sulla quale in più occasioni c’è stata anche l’attenzione di inquirenti, addirittura in passato si è arrivati al sequestro per discarica non autorizzata. E non si dica, come qualcuno sta provando a fare, che siccome i capresi sono incivili, si meritano questo. E’ a dir poco banale ricordare di non fare di tutta l’erba un fascio e che i capresi sono anche quei giovani di allora, oggi adulti e genitori, che quotidianamente ripulivano quel campo, lo utilizzavano per una sana partita di calcio, tenendolo riassettato e sistemato come un tavolo di biliardo, montando anche a proprie spese tutto il necessario per farlo divenire un ritrovo sano per una generazione pulita, acqua e sapone, che si dava appuntamento per quattro calci ad un pallone e un momento di vita insieme. A proposito di acqua e sapone sarebbe il caso intanto che si dibatte sul sesso degli angeli intorno al campo di Cesina che chi di dovere, chi è responsabile, chi ne ha la delega, chi si erge a referente di quel fondo, si faccia carico di una ripulita necessaria per un minimo di garanzia igienico-sanitaria. Il campo di Cesina nelle attuali condizioni è molto ma molto peggio di tutti i virus e i batteri che stanno girando negli ultimi anni, e non ci sono mascherine e igienizzanti che tengano per difendersi dai rischi di un mondezzaio di queste proporzioni. E forse i grandi maestri dell’ambiente, gli improvvisati premi nobel del verde che parlano e suggeriscono sul campo di Cesina, dovrebbero saperlo o siamo green e bio a giorni alterni? Ora basta, i capresi perbene, quelli che possono andare in giro a testa alta e che i rifiuti li conferiscono negli appositi cassonetti (e negli orari e nei giorni previsti) non meritano tutto questo, e ancor di più non accettano queste indecenti considerazioni, queste prese di posizione suggerite da qualcuno che a parte fare “il gallo sulla mondezza” è capace di ben poco. I grandi fenomeni che progettano soluzioni improbabili e onerose sul campo di Cesina, invece di trovare come risolvere il problema, si armino di attrezzature vere, adatte alla situazione e rimettano a posto questo scempio, oppure documenti e carte bollate alla mano trovino una soluzione con gli enti pubblici per intavolare una trattativa, seria e concreta, per un comodato d’uso o una cessione. Non ci vuole molto, sono tutte cose previste dalle normative. Il comodato d’uso del campo di Cesina consentirebbe il mantenimento della proprietà privata a fronte del trasferimento a titolo gratuito o oneroso dell’utilizzo al comune di Capri che ne potrebbe fare (finalmente) uno spazio per bambini e anziani, un parco floreale per turisti, una pista di atletica, una zona ciclabile, e chi più ne ha più ne metta. L’acquisizione del campo anche è prevista, nessuna legge impedisce la vendita di un privato all’ente pubblico di un’area, soprattutto se di interesse sociale e ambientale, in epoca di fondi e finanziamenti sull’argomento, poi, sarebbe ancora più agevole. Insomma il tempo delle chiacchiere (e dei “chiachielli”) è terminato da un pezzo. “Quando cade l’acrobata, entrano i clown” è una regola che vale per il circo, per il campo di Cesina, invece, non ci sta più niente da ridere, i “chiachielli” sono off limits. Nel caso per ricordarlo si potrà mettere anche un cartello. Un bel cartello, magari in legno di castagno: “A Cesina non sono graditi più i chiachielli”….

 

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