IL PESCE D’APRILE
di Luigi Lembo
Eh beh, anche se con un giorno di ritardo non potevano fare a meno di parlare del Pesce d’Aprile: è questo il giorno degli scherzi, il giorno dei folli, il giorno in cui si rischia di abboccare all’amo di qualche burlone e sentirci dire “Pesce d’Aprile!” Ammettetelo: la tentazione di fare qualche burla è davvero irresistibile. Il buonumore scarica la tensione, libera endorfine e aiuta a scacciare i demoni del vivere comune. Ma da dove nasce la tradizione del pesce d’ Aprile? C’è chi fa risalire l’origine addirittura all’antico Egitto: una leggenda secondo cui Cleopatra durante una gara di pesca con Marco Antonio fece attaccare all’amo di lui – il quale stava tentando di burlare lei simulando risultati improbabili – un gigantesco pesce finto rivestito di pelle di coccodrillo. C’è poi chi adduce una ragione storico – tradizionalista. Aprile è, nel nostro calendario, il quarto mese dell’anno poiché indichiamo il capodanno con il primo giorno di gennaio. Ma non è sempre stato così: infatti quello che teniamo appeso in cucina con mille segni a matita, o che consultiamo sullo smartphone è il cosiddetto calendario gregoriano, introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582, per correggere il tiro del calendario giuliano, a sua volta una revisione del calendario nilotico. Ebbene: secondo il calendario giuliano il capodanno corrispondeva all’equinozio di primavera, ovvero una data che oscillava tra il 25 marzo e il 1^ aprile. Gregorio XIII però ha voluto essere pignolo e stabilire regole scientifiche per recuperare anche i giorni persi nel correre dei secoli e così, ha anticipato di dieci giorni rispetto al 1^ aprile i festeggiamenti per l’equinozio. In sostanza se i pettegolezzi corron veloci, le notizie utili spesso vanno a passo di lumaca; sta di fatto che non a tutti era giunta notizia di questo cambio di programma e qualcuno si ritrovò a festeggiare il 1° Aprile una festa che di fatto era già avvenuta. Poveri sprovveduti: tonti come pesci! Letteralmente: quel qualcuno era un “Pesce d’Aprile”! Era facile, dunque, organizzare scherzi ad hoc per questi “boccaloni”! Pochi sanno poi che il Pesce d’aprile è festeggiato in tutto il mondo: in Inghilterra e Stati Uniti si chiama “April fool’s day” (Il giorno dello sciocco d’aprile), ed anche nell’austera Germania il 1 di Aprile è il giorno di “Aprilscherz” (lo Scherzo d’Aprile). Per gli olandesi si parla di “een april grap” (o mop) ‘scherzo del 1° di aprile’. Gli abitanti delle Highlands scozzesi, invece, addirittura per due giorni (il primo ed il due Aprile) si divertono con gli scherzi; il secondo giorno, il “Taily Day”, si dedicano ad attaccare sulla schiena degli “sciocchi” malcapitati un cartello con la scritta “Kick me!” (Dammi un calcio). Persino nella lontana India si dedica un’intera giornata a prendersi gioco del prossimo: è il 31 marzo, ma il concetto è lo stesso… Lì questa strana festa si chiama Huli e si celebra la primavera. Ma veniamo dalle nostre zone. Poteva mai mancare una leggenda tutta napoletana sul Pesce d’Aprile? Si racconta infatti che Boccaccio nel suo soggiorno a Napoli, per immedesimarsi nelle usanze partenopee, abbia ordinato in una bottega cioccolatiera dei pesci di cioccolato molto realistici per dimensioni e colore, per poterli rivendere e fare concorrenza al pescivendolo di una banchina davanti a Castel dell’Ovo proprio il giorno del 1^ aprile. Il goloso bancone di Boccaccio fece letteralmente impazzire i viandanti che, vedendo la disfatta del pescivendolo, rimasto a bocca aperta e con gli occhi umidi come uno dei suoi pesci in vendita, lo soprannominarono “Pesce d’Aprile”. A Napoli comunque il Pesce d’Aprile resta una ricompensa per i pescatori per il mancato bottino previsto per il 1° Aprile. Infatti, la tradizione marinaresca vuole che fosse vietato uscire in mare il 1º aprile in quanto la Sirena Partenope avrebbe trasformato i marinai in pesci. Spesso accadeva che i pescatori, non trovando pesci sui fondali nei primi giorni di aprile, tornassero in porto a mani vuote e per questo motivo erano oggetto di ilarità e scherno da parte dei compaesani. Di questa leggenda parla anche Benedetto Croce in “Napoli Nobilissima”. Comunque sia, anche se in ritardo, buon primo di aprile a tutti !